Brutte notizie per i cittadini europei amanti del marchio Harley-Davidson. La guerra commerciale tra Stati Uniti e vecchio continente, potrebbe, infatti, portare a un rapido aumento della tassazione (si dice fino al 56%) sulle moto della Casa in Milwaukee, anche quelle assemblate in Thailandia.
Il mercato delle due ruote sta cercando di reagire al meglio al difficile momento dettato dall’emergenza sanitaria, ma dalla burocrazia non sempre arriva un aiuto contratto, anzi. È il caso di Harley-Davidson che rischia di subire un brusco stop nel mercato europeo e i motivi non sono le scelte dell’azienda o la qualità dei modelli, ma le leggi fiscali del vecchio continente. Non un colpo di testa dell’ultimo momento, ma l’onda lunga della guerra commerciale iniziata tre anni fa tra Bruxelles e l’amministrazione Trump che ha portato a un aumento fino al 31% della tassa di importazione sulle moto. Questo valore è destinato ad aumentare e arrivate fino al 56% a partire dal 1 giugno 2021. Se Trump si è dimostrato un avversario ostico, le autorità europee non si sono dimostrate da meno e così, temendo che la Casa in Milwaukee potesse aggirare l’ostacolo (magari facendo assemblare il Europa parti costruite negli Stati Uniti), ha imposto gli stessi anche sugli esemplari prodotti in Thailandia.
Un colpo davvero duro per la voce esportazioni del bilancio di H-D che, tramite CEO, Jochen Zeitz, ha preso una posizione netta: “Questa è una situazione senza precedenti e sottolinea i danni reali di una guerra commerciale intentata contro i nostri azionisti su entrambe le sponde dell’Atlantico. L’imposizione di una tariffa di importazione su tutte le moto Harley-Davidson va contro ogni nozione di libero scambio e se ulteriormente implementate, tali tariffe rappresenteranno un’enorme svantaggio competitivo contro i nostri prodotti, a tutto vantaggio di quelli dei nostri concorrenti europei“.