Ducati 848 Long Test Ride

“Non ci sono più le mezze stagioni, signora mia, e neanche le cilindrate medie” potrebbe essere una delle frasi più sentite e anche più vere, nonostante sia ormai diventata una frase fatta. Laddove i costruttori di motociclette un tempo investivano nel segmento da 750 cc, o giù di lì (addirittura qualcuno dei più attenti ricorderà la Yamaha R7), oggi invece disertano completamente le medie cilindrate. Nel 2010 questo segmento è ormai rimasto appannaggio di pochi costruttori mentre i più investono su motorizzazioni sempre più potenti e con cilindrate che progressivamente si avvicinano a quelle delle auto, lasciando così al GSXR 750 il quasi monopolio del segmento delle medie cilindrate.
C’è invece chi ritiene che questa via di mezzo abbia una sua ragion d’essere e che possa rappresentare l’optimum per piloti non alle prime armi, ma neanche così smaliziati da poter sfruttare tutta la cavalleria di un 1200 cc sportivo d’ultima generazione.

Ovviamente tra questi che la pensano così, c’è la più famosa casa italiana, la Ducati, che ha sempre prodotto delle supersportive con doppia cilindrata: una esagerata per manici che ambiscono a grandissime performance, ed una più contenuta, ma con le stesse elevatissime qualità delle sorelle maggiori.
Erano di questo tipo la 748, sorella minore dell’amatissima 916, e la 749, sorella minore della meno capita 999. Nell’epoca della 1198, quindi, il ruolo della sorella minore viene egregiamente interpretato dalla 848. Le linee sono quelle della 1198: uno squaletto pronto ad attaccare a testa bassa, fluido ed elegante che ricorda tanto il design della 916, ma in chiave più fantascientifica.
Se la 1198, poi, rappresenta il top dell’ingegneria di Borgo Panigale, in quanto a materiali usati, allestimento e soluzioni tecniche, la 848 non se ne discosta molto e gode anch’essa di tante ottime soluzioni adottate sulla SBK di Borgo Panigale.

Partiamo dal motore. Il propulsore della 848 appartiene alla famiglia Testastretta Evoluzione, la stessa della sorella maggiore 1198 per intenderci, ma si differenzia, innanzitutto, per il nuovo basamento, realizzato con procedimento Vacural che ha consentito un risparmio di oltre 3 chili.
La cilindrata di 849 cc è stata ottenuta adottando un alesaggio di 94 mm con una corsa di 61,2 mm, per un rapporto finale di 1.54, poco inferiore a quello della 1198 che è di 1.61, mantenendo così il rapporto “super-quadro” del mondo delle corse. La potenza che riesce ad erogare è di 134 cv a 10.000 giri, con una coppia di 96 Nm a 8.250 giri.
La frizione non è a secco come tradizione Ducati, se ne facciano una ragione gli amanti del tintinnio, ma in bagno d’olio, per garantire una modulazione migliore e migliore resistenza all’usura, oltre al fatto che anche quest’elemento contribuisce al contenimento dei pesi, avendo fatto risparmiare 1,6 chili; dato ottenuto inoltre con l’adozione di un diverso coperchio della frizione.
Un motore molto “spinto”, capace di grandi prestazioni e quindi, quasi obbligatoriamente, allestito con radiatori d’acqua ed olio.
Un motore così evoluto e potente ha sicuramente bisogno di una ciclistica di altissimo livello, capace di rendere gestibili le prestazioni erogate. Per quanto riguarda il telaio si è adottato il tradizionale traliccio in tubi, nello specifico, però, realizzato in collaborazione con Ducati Corse che ne ha ridotto il peso di un chilo e mezzo, pur mantenendo inalterati diametro e spessori dei montanti, garantendo così un incremento di rigidità del 14%.

Altro “must” è ovviamente il forcellone monobraccio, uscito dalla matita di un vero artista e realizzato in lega d’alluminino e collegato al monoammortizzatore Showa completamente regolabile.
Sempre completamente regolabile è la forcella Showa da 43 mm con attacchi radiali, che aiuta a sentire meglio la strada e completa quindi l’eccezionale ciclistica della 848.
L’attacco radiale della forcella vede applicate delle pinze a 4 pistoncini su dischi da 320 mm, all’anteriore, mentre al posteriore la frenata è affidata ad una pinza a 2 pistoncini su disco da 245 mm.

Bellissimi, poi, i cerchi in lega leggera Marchesini, con razze a Y, sempre per contenere i pesi e rendere la moto ancora più rapida e reattiva.

Infine, una menzione speciale al bellissimo display. Nato dall’esperienza di Ducati Corse in MotoGP, questo avveniristico oggetto deriva dalla GP7 con cui Casey Stoner ha vinto il mondiale e consente di avere sott’occhio tutti i valori desiderati, mentre può anche funzionare come vero e proprio computer di bordo in caso di utilizzo in pista, con la funzione cronometro e, soprattutto, può essere perfettamente combinato al DDA, richiedibile come optional. Ducati Data Analyser (DDA) consente di acquisire, e poi scaricare, fino a 3 ore (2 MegaByte) di dati relativi a: velocità del mezzo, regime di rotazione del motore, angolo apertura farfalla, temperatura motore, distanza percorsa, tempo sul giro e successivamente analizzarli per valutare le proprie prestazioni e quelle del mezzo.

Due sole colorazioni per la 848, Rosso Ducati e bianco perla, al prezzo di 14.250 €, mentre la bellissima versione nera Dark la si può portare a casa con 13.500€.

In strada. Appena montati in sella la cosa che stupisce subito è la rigidità della moto. Sembra una tavola da surf, dritta e rigida, pronta ad affrontare onde d’asfalto che curvano sui circuiti italiani. La posizione di guida è quella ortodossa delle supersportive, con il peso spostato in avanti, le gambe raccolte e l’invito a mettersi in carena. Il display da MotoGP dà il benvenuto con la scritta SBK, a ricordare che quella che si sta per guidare è una vera sportiva che desidera curve e velocità.

Il cambio, veramente strumento morbido e preciso, ci fa innestare la prima e si può quindi girare la manopola del gas, rilasciare dolcemente la frizione per vedere come si comporti. L’erogazione è buona, continua e piena fin dai bassi regimi, sottolineata da un suono baritonalmente melodioso che fuoriesce dagli splendidi scarichi sottosella.
Nell’affrontare percorsi tortuosi, volgarmente chiamati “misto”, si trova perfettamente a suo agio: basta solo pensare di voler scendere in piega che la 848, rapidissima, già esegue la manovra, mentre le sospensioni la tengono sempre incollata al terreno, conferendo una grandissima sicurezza a chi la guida. La rigidità della moto ci suggerisce immediatamente che non ami percorsi cittadini pieni di buche e asperità, così come il calore che fuoriesce sia dai terminali, che da sotto al serbatoio. Si intuisce che nei tratti urbani con tanti semafori, soprattutto nelle stagioni calde, possa essere poco piacevole aspettare il verde con il calore che sale. Ma se in città potrebbe trovarsi “sacrificata”, in pista e sulle statali curveggianti si trova benissimo e il calore, una volta in marcia, non si avverte più. L’azione sui freni deve sempre essere ben modulata, operazione resa più semplice dalla presenza dei tubi in treccia, perché se si agisce troppo violentemente sulla leva e pedale dei freni, l’impianto è talmente efficace da poterci lanciare in orbita. Anche la protezione dal vento è veramente ottima e, una volta chiusi in carena, si diventa un tutt’uno con una moto che sembra non finire mai cavalli e accelerazione: nonostante sulla carta, infatti, dichiari “solo” 134 Cv, le emozioni che sa regalare sono sicuramente maggiori di quanto ci si aspetterebbe. Considerando l’848 per un utilizzo in pista, è lampante che sia una Superbike capace di grandissime prestazioni, oltretutto la cilindrata intermedia ne consente un utilizzo tanto a chi ha già incrementato notevolmente le proprie capacità diventando un pilota provetto, quanto a chi si accinge a mettere per la prima volta le ruote tra i cordoli; inoltre, sempre grazie alla sua cilindrata, la si può immaginare a suo agio tanto su circuiti veloci e impegnativi come Monza, Misano o il Mugello, quanto nelle piste meno famose, e spesso più corte, dove gli amatori si affollano la domenica, come Franciacorta o l’ISAM di Anagni, senza risultare mai sovra o sottodimensionata per il circuito in cui si trova.
Se la si pensa, invece, per un uso “da diporto”, magari con fidanzata al seguito, ugualmente dà prova di essere la moto giusta, dimostrando una notevole duttilità per essere una supersportiva. Certo il passeggero risentirà un po’ del calore degli scarichi sottosella (come qualsiasi moto con questa tipologia di scarichi), e nelle manovre da fermo il cupolino toccherà con la mano (soprattutto la destra) del pilota, costringendolo ad impugnare i semimanubri alla loro estremità, ma la comodità del sellino, la fluidità nella guida e la presenza di un vano portaoggetti nel sottosella, la renderanno una compagna fidata nelle uscite domenicali.

Ci teniamo a precisare una cosa a proposito del vano sottosella. In più occasioni abbiamo lamentato la mancanza di spazio, quantomeno per riporre il bloccadisco: troviamo che sia un piccolo spazio che il motociclista ha diritto d’avere sempre e comunque. Scoprire, quindi, che sotto al sellino del passeggero della 848, oltre agli attrezzi, c’è anche la possibilità di mettere qualche piccolo oggetto, ci ha stupiti e quasi emozionati. Questo ci  porta a lodare Ducati che, nonostante la 848 sia una supersportiva di razza, ha pensato a tutti colore che la domenica si mettono la tuta per andare a fare un giro in strada senza dover per forza pranzare nel parcheggio da soli perché si è gli unici a non aver legato la moto e si deve controllare che nessuno la rubi.

La 848, in definitiva, è una moto indubbiamente supersportiva, rigida, reattiva e aggressiva, ma che, all’occorrenza, sa adattarsi all’uso in strada anche in coppia, essendo sempre sicuri che ovunque si vada, ovunque si parcheggi, qualcuno verrà a complimentarsi per la spettacolare bellezza di questo oggetto avveniristico.

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