Quando è stata presentato la prima volta, il Diavel (e in Ducati ci tengono che si dica “il” e non “la”, visto che in dialetto bolognese il diavolo, Diavel, è maschile) ha sicuramente diviso il pubblico di appassionati: chi gridava estasiato per la visione di una originalissima e muscolosissima via di mezzo tra una custom ed una supersportiva, chi invece strepitava, ma per il disprezzo di un’estetica tanto lontana dai consueti canoni adottati.
Il mercato, alla fine, soprattutto il mercato che conta, ossia quello statunitense e dei Paesi in via di sviluppo, ha stabilito che il Diavel piace!
Sicuramente ha conquistato proprio l’originalità e l’aggressività delle linee, oltre alla ricercatezza tutta italiana dei particolari; anche il motore Testastretta 11° ha saputo convincere non pochi appassionati, così come il marchio Ducati ha giocato la sua parte, essendo diventato l’emblema dell’esclusività sportiva su due ruote. Quando l’abbiamo provata, trovate qui la prova, ci siamo subito detti entusiasti di questa moto, c’ha convinto molto il motore e la ciclistica e, soprattutto, siamo rimasti stupiti da quanto potesse essere agile in curva: con quella gomma da 240 mm, questo bestione che a vederlo penseresti che non piegherebbe neanche se ci si mettessero dei contrappesi.
E invece non solo va, ma va anche bene. Certo è una moto che attira l’attenzione, per chi non vuole passare inosservato ed ama mostrare una personalità decisa, per spostarsi in città, fare colpo e magari fare una gita extraurbana nel corso del fine settimana.
Eppure, nonostante sia chiaramente ispirato alle Cruiser americane, il Diavel, di base, non si propone come il miglior mezzo per viaggiare, vuoi per l’enorme spinta del motore, vuoi perché mancante di quelle piccole accortezze che rendono l’autostrada sopportabile.
Sulla scorta di queste considerazioni, che evidentemente devono aver fatto anche in Ducati, si è pensata una versione Strada che, grazie all’adozione di alcune migliorie, è più idonea ai lunghi viaggi, magari anche in due.
Così, se dal punto di vista del motore e della ciclistica, nulla cambia rispetto al Diavel, nella funzionalità, invece, troviamo netti cambiamenti.
Non si può non notare, innanzitutto, l’ampio parabrezza atto a proteggere dal vento in viaggio, come non passano inosservate le due borse laterali semirigide da 41 litri.
Meno evidente è il nuovo manubrio, più lungo, posizionato più in alto e più indietro per rendere la posizione di guida ancor più confortevole. Troviamo poi le manopole riscaldate per il guidatore ed un comodo schienalino per il passeggero, mentre per la comodità di entrambi, è stata adottata una nuova sella, meglio imbottita e che, quindi, consente spostamenti più lunghi senza controindicazioni di alcun tipo. L’adozione delle borse, infine, ha reso indispensabile ridisegnare i gruppi ottici posteriori e, purtroppo, sacrificare le stupende pedane del passeggero a scomparsa, in virtù di pedane più tradizionali, di cui si chiude solo il piedino. La colorazione è unica, ossia Race Titanium Matte, ossia un color titanio opaco, mentre il prezzo parte dai 19.490 €.
Per provarla, sarebbe stato inutile andare per qualche passo montano a sparare manciate di gas e piegoni stratosferici. Essendo infatti questa una versione turistica, sarà il caso di trovare un passeggero e provarla in una situazione più consona a questo mezzo.
La seduta è la prima cosa che colpisce. La sella è effettivamente più imbottita della versione normale, rendendo più confortevole la seduta, mentre il passeggero sembra apprezzare lo schienalino dietro che, essendo la coda inesistente, evita di sentirsi come sul ciglio di un burrone, mentre la moto accelera.
Sempre affidabilissima per quanto riguarda l’impianto frenante, continua a dare grandissimo gusto soprattutto per quanto riguarda il motore e la sua enorme cavalleria: basta una minima rotazione, infatti, ed il Diavel schizza via con accelerazioni brucianti, dal momento che il motore è quasi sempre in coppia, per gran parte dell’arco del regime di rotazione.
In quest’ottica risulta efficacissimo il parabrezza che devia l’aria senza creare turbolenze e soprattutto senza che gli occupanti della moto abbiano l’impressione di trovarsi in una centrifugatrice.
Per molti punti di vista, ottime anche le borse laterali: il sistema d’aggancio è semplice, intuitivo e ben realizzato e la procedura di montaggio e smontaggio è veramente facile. Forse non convince tanto la chiusura a zip, troppo poco sicura, perfino mettendo un lucchettino tra le cerniere, né il fatto che la chiave per montare e smontare le valige non sia la stessa dell’accensione, che poi, a dirla tutta, neanche si usa, disponendo il Diavel del sistema Keyless, per cui la chiave basta averla addosso e non va infilata nel quadro.
Il cambio è rimasto quello del Diavel, un cambio “maschio” che richiede una certa decisione, soprattutto all’atto di scalare e soprattutto, ancora, nello scalare dalla seconda alla prima.
Rimane splendido il doppio display di cui uno a colori con sistema TFT, dove è possibile accedere a tutte le specifiche elettroniche della moto ed impostarle a proprio piacimento, aumentando, ad esempio, il livello d’intervento del traction control o diminuendo quello dell’ABS.
Forse, in un’ottica elettronica ci sarebbe piaciuta una versione S.
Infatti, abbiamo notato che la regolazione di fabbrica delle sospensioni posteriori, rende il comportamento della coda molto rigido e quindi trasmette alla schiena le asperità incontrate; questo per una concezione della moto votata alla sportività, mentre, in un contesto più turistico, forse ci sarebbe piaciuto vedere il fantastico sistema di sospensioni attive Skyhook, disponibile sulla nuova Multistrada, allestire anche il Diavel, così da poter regolare con pochi click l’assetto della moto e ammorbidirlo o addolcirlo a seconda del carico, del percorso e dello stile di guida che si vuole tenere.
Dopo averlo provato da solo ed in coppia, in città e sulle strade extraurbane, la conclusione è che il Diavel rimane sempre un motore eccezionale incastrato in una moto avveniristica e dall’immensa personalità. Quello che viene aggiunto in questa versione non modifica, né tantomeno snatura, l’essenza di questa moto, ma la rendono solo un po’ più comoda per chi intenda usarla molto per viaggiare o per gli spostamenti urbani, garantendo sempre la stessa esuberanza ed aggressività, ma con uno spirito da giramondo.