Era l’ormai lontano 1992 quando al Salone di Colonia la Ducati presentò la Monster 900. E subito capimmo due cose: 1. che si chiama IL Monster, 2. che il mondo delle moto sarebbe cambiato. Esagerato? Con il senno di poi decisamente no. Ci sono modelli nel mondo delle moto che aprono coraggiosamente strade che poi vengono percorse da tutti… alcune talmente avanti da non essere capite e sparire ingloriosamente come la Gilera NordWest, altre che hanno avuto una lunga e apprezzata esistenza, come la Honda Transalp o la Yamaha TDM… ma, in più, il Monster è ancora qui con la netta sensazione che voglia restarci a lungo!
Non a caso Ducati ha deciso di festeggiare il 25° proponendo al Salone di Milano il Monster 821, con cilindrata, estetica e colori molto vicini al modello dell’esordio… ma noi abbiamo preferito provare il Monster 797, quello che costa meno, senza elettronica (abs escluso) come il progenitore… due ruote, due cilindri, sella manubrio serbatoio. Nulla di più.
Forse neanche in Ducati (all’epoca di proprietà Cagiva) e Miguel Galluzzi (il suo disegnatore) si aspettavano tanto clamore. Quel che è certo è che il Monster divise il mondo dei motociclisti in due: favorevoli e contrari. Astenuti? Nessuno. Che piaccia o meno, il Monster non lascia indifferenti… allora come oggi.
Ma la nostra domanda è sempre la stessa: vale la pena comprare una moto progettata 25 anni fa?
La nostra risposta è sì, ora vi spieghiamo perché.
Intanto in questi 25 anni il Monster si è tenuto ai passi con i tempi, si è evoluto e oggi ha tutte le caratteristiche che deve avere una moto moderna.
A cominciare dal motore, che ovviamente in questi 25 anni ha subito molte modifiche, sia per quanto riguarda la cilindrata sia per le sue caratteristiche intrinseche, che oggi lo portano a intervalli di manutenzione di 12.000 km per il gioco valvole, a dimostrazione dell’affidabilità raggiunta. Per il resto il motore della 797 è il più classico dei bicilindrici Ducati raffreddati ad aria, con la distribuzione desmodromica delle valvole e in grado di erogare 73 Cv a 8.250 giri e 67 Nm a 5.750. Ovviamente la cilindrata è di 797 cc.
Il telaio è l’immancabile e distintivo traliccio in tubi di acciaio, la forcella è una Kayaba a steli rovesciati da 43 mm mentre il mono posteriore è un Sachs regolabile in precarico ed estensione. L’impianto frenante è controllato dall’Abs di Bosch ed è costituito da due pinze Brembo con 4 pistoncini all’anteriore, che agiscono su due dischi semiflottanti da 320 mm, mentre al posteriore una pinza monopistoncino agisce su un disco da 245. Il tutto per un peso in ordine di marcia di 193 kg.
Anche l’estetica in questi 25 anni ha subito delle modifiche, ma anche i meno esperti riconoscono a prima vista il Monster… per altro nella colorazione bianca della nostra prova fa letteralmente girare la testa a quanti la incontrano!
Il Monster era e resta sostanzialmente una moto emozionale. Non tanto per le prestazioni assolute (per quelle rivolgetevi al Monster 1200…) ma per il mix di estetica, suono, storia e fascino e che questa moto porta con sé.
In sella la posizione di guida è comoda, con il busto leggermente reclinato in avanti che solo dopo parecchi chilometri fa sentire il peso sugli avanbracci; le vibrazioni sono concentrate su alcuni regimi e si fanno sentire solo se decidete di tirare le marce fino all’intervento del limitatore che, oltre che essere un po’ brusco, è anche abbastanza inutile perché il Monster dà il meglio di sé ai regimi medi (e medio alti), vale a dire quelli che si usano di più. Come si può facilmente intuire non si consigliano trasferimenti autostradali, perché l’aria è tutta per voi, ma appena trovate qualche curva in successione fatevi portare dal Monster e fidatevi. I Pirelli Diablo Rosso II aiutano sicuramente l’ottima ciclistica e anche se non è fulminea a scendere in piega (ci vuole una guida piuttosto “fisica”) una volta impostata la curva basta pensare la traiettoria che il Monster esegue.
In città ci si muove senza problemi anche se il raggio di sterzo non è dei più agevoli, il cambio preciso, la frizione morbida (in bagno d’olio) e la ridotta altezza della sella (805 mm da terra) fanno sentire a proprio agio (merito anche della conformazione della sella). Il passeggero invece non è particolarmente gradito, se non per brevi tratti, sia per la conformazione della sella che per la mancanza di maniglie a cui reggersi.
Resta il fatto che il Monster è una moto che riempie di soddisfazioni, che in questi 25 anni ha saputo liberarsi di alcuni “problemi” di gioventù e proporsi come moto completa, affascinante da guardare, divertente da guidare…
Per portarla a casa servono 8.990 euro, che magari non sono pochi, ma una volta nel vostro box vi inventerete tutte le possibili scuse per andarci in giro!
Abbigliamento utilizzato durante il test:
Giacca: Clover Interceptor WP – 4 in 1
Pantaloni: Jeans Hevik Titan
Guanti: Clover Granturismo WP
Stivali: Stylmartin Delta RS
Casco: X-Lite X702