Perché a parte qualche caso isolato come Jack Miller e Danilo Petrucci, i piloti della classe regina arrivano a correre in MotoGP dopo parecchi anni nelle categorie inferiori. E se il presente parla inequivocabilmente spagnolo, il futuro potrebbe tornare a far suonare spesso l’Inno di Mameli (e God Save the Queen), perché infondo in Italia le moto le abbiamo sempre amate e rispettate.
Al momento le nostre speranze vanno riposte nell’ufficiale Ducati Andrea Iannone, che sta conducendo una stagione di miglioramenti continui ed inaspettati: moto nuova, team ufficiale e le pressioni “da seconda guida” non hanno fermato il pilota di Vasto, che ha dimostrato invece di essere pronto a dare il meglio anche quando le condizioni non sono le più favorevoli, una stagione simile a quella di Rossi che prende tutto quando può e limita i danni quando non può.
Come ha dichiarato Carlo Pernat (suo manager) in questa intervista Iannone può vincere il mondiale entro tre anni, e siamo d’accordo. Dovizioso è forte ed è stato molto sfortunato, ma è facile paragonarlo ad un Dani Pedrosa: un pilota molto talentuoso e capace di grandi risultati, a cui forse manca qualcosa per stare sul tetto del mondo su due ruote. Ciò che gli manca non è la bravura, ma qualcos’altro di più profondo da trovare, con cui bisogna nascere e che forse si incarna nel termine cazzimma. Se Iannone può vincere entro tre anni, sviluppando la moto e massimizzando i risultati, tra sei anni tiferemo per Enea Bastianini.
La Bestia di Rimini, annata 1997, al momento disputa il secondo anno in Moto3 e si trova secondo soltanto a Danny Kent (che però ha l’età di Marquez e correva in Moto2) ed ha dimostrato più volte di essere il futuro del Motomondiale. Non può esserlo a nostro parere Romano Fenati, che al quarto anno nella categoria cadetta non ha mai dimostrato di essere un vero dominatore mentre Niccolò Antonelli, che ha qualcosa in più del compagno di allenamenti, deve ancora perfezionarsi ma può fare molto bene.