Honda GL 1800 Gold Wing – Long Test Ride. Nel mezzo del cammin della sua vita, la Honda Gold Wing è ancora la tourer per eccellenza, quella che promette viaggi da migliaia di chilometri e fa sognare gli appassionati di mototurismo. E’ una moto capace anche di dividere nettamente il popolo dei “dueruotisti”, chi ci vede troppa plastica e chi non ne vede rivali. Fatto sta che dal 1975 il suo dominio fra le macina-chilometri è incontrastato, in Europa ma soprattutto negli Stati Uniti dove viene attualmente prodotta e dove circolano la quasi totalità di Gold Wing. Senza perderci troppo nelle varie tappe che ne hanno segnato la storia, l’attuale versione monta un motore boxer 12 valvole e 1832 cc frazionati in 6 cilindri, la configurazione che già al momento della sua nascita desideravano per lei i progettisti. A questo proposito, va segnalato che sul progetto dell’attuale GW c’è la firma di Mr Aoki, la stessa firma che è posta sulla NSR 500 che Capirossi ha portato spesso alla vittoria anche davanti a Valentino come nel 2000 al Mugello, gara che è rimasta nella storia.
Sono molti i caratteri che rendono unica la Gold Wing, non ultima la dotazione di serie: unica al mondo con airbag studiato specificatamente per una moto, navigatore satellitare integrato, ABS combinato, radio RDS, manopole e selle di guidatore e passeggero riscaldabili indipendentemente, regolazione computerizzata del precarico ed è altrettanto lunga è la lista degli optional, dal caricatore cd all’interfono e agli altoparlanti posteriori.
A sostenere la Gold Wing un telaio a doppia trave romboidale in alluminio con sezione differenziata tripla e forcellone monobraccio; il raggio di sterzata (3,3 metri) può essere considerato nella norma, nonostante i 1690 millimetri di interasse, una lunghezza complessiva di 2635 mm e un peso in ordine di marcia di 405 kg.
Per metterla alla prova, l’abbiamo portata in un viaggio di 2mila chilometri fra le isole della Croazia dove il traffico è una costante mentre la qualità dell’asfalto lascia spesso a desiderare. Il tutto a pieno carico, due persone e valigie riempite così tanto da dover spingere sui coperchi per poterle chiudere. Vediamo com’è andata…
Prova su strada
Il timore che incute la Gold Wing non può avere paragoni, sia per la stazza imponente sia per il nome che porta, indiscutibilmente un mito delle due ruote. La seduta è necessariamente comoda, garantita sia dall’ampiezza della sella con un alto supporto lombare quanto dalla posizione delle pedane che consentono alle gambe una posizione decisamente naturale, angolate di 90 gradi. Il manubrio potrebbe essere più vicino al pilota in modo da lasciare la schiena in una posizione più riposante ma riteniamo che sia una caratteristica soggettiva, dipendente dalla stazza del pilota e dalle preferenze individuali. Sul manubrio, inoltre, è presente una quantità di pulsanti e selettori per comandare alcune funzioni di radio, navigatore e cruise control, oltre alle classiche frecce e alla meno classica retromarcia. Eh sì, la retromarcia elettrica diventa quì un ausilio indispensabile, se si considerano dimensioni e peso della Gold Wing; l’utilizzo è tutt’altro che raro ma in compenso è facile e intuitivo.
Il motore si avvia immediatamente al contatto con il pulsante e la prima sorpresa è la totale assenza di vibrazioni, merito del boxer 6 cilindri che nonostante la grossa cubatura sembra elettrico anch’esso. La frizione multidisco non brilla per modulabilità e, complice la prima corta, le partenze sono piuttosto nervose e richiedono particolare attenzione se si sta compiendo una manovra. Detto questo, la prima si può dimenticare anche per le partenze da fermo grazie ai 167 Nm di coppia massima erogata a 4.000 g/m. Ecco, a questo proposito, la zona rossa si piazza a regimi da diesel, circa a 6mila giri ma l’allungo non manca mai. Il motore, inteso come somma di tutte le caratteristiche citate, è la qualità principale (anzi, la prima resta sempre e comunque il confort) di questa GW 1800. Non tanto per la potenza erogata – comunque ragguardevole – quanto piuttosto per l’elasticità che consente di viaggiare in quarta a 10 km/h e riprendere senza che la moto emetta il minimo sussulto o borbottio, nemmeno dalla trasmissione affidata ad un eccellente albero cardanico. Il cambio ha 5 rapporti e l’ultimo è un overdrive fruibile dai 30 chilometri orari fino ad oltre 200 con una progressione costante, senza alcun buco o incertezza. Ovviamente, i consumi sono commisurati alla cilindrata e alle prestazioni del motore; per ottenere il meglio conviene lasciarla andare in modo regolare, senza aprire e chiudere il gas di continuo o spalancare bruscamente l’acceleratore. In questo si viene aiutati anche dal ridottissimo freno motore, altra caratteristica del 6 cilindri.
Quando ci si immagina di affrontare una serie di curve con una moto di dimensioni eccezionali, ci si aspetta che si comporti “male”, che dondoli, che si senta il telaio torcere e altre espressioni che inficiano il piacere di guida. Niente di più sbagliato nel caso della Gold Wing dove, evidentemente, Mr Aoki è riuscito a trasferire competenze derivate dal mondo delle corse. Il telaio è rigido così come le sospensioni anche se il confort non ne risente; il risultato è che si può danzare fra le curve a velocità costante fino a consumare le pedane con lunghe e coreografiche scie di scintille e un rumoraccio di metallo in abrasione. La “signora” non si scompone, mantiene le traiettorie impostate dal pilota, salvo tentare di allargare se non si mantiene sempre un filo di gas che scarica la ruota anteriore.
Solo due le note che ci hanno lasciati perplessi durante il nostro viaggio. La prima riguarda l’impianto frenante che è sempre modulabile ma manca di grinta quando si richiede la massima potenza; un “difetto” naturale se consideriamo il peso record di questa tourer. La seconda riguarda la capacità di carico, decisamente ampia in termini di volume assoluto ma con una modularità che ne limita la capacità. Ad ogni modo, un viaggio in coppia lo si affronta serenamente, qualora invece si ami trasportare il contenuto dei propri armadi anche in vacanza viene in aiuto la piastra portabagagli (opzionale) che si monta sopra al baule.
Il ricordo che resta più vivo dopo aver vissuto qualche tempo con la Gold Wing è il desiderio di partire, la passione per il viaggio che questa moto esprime in ogni sua sfumatura; come anche il tipico perfezionismo giapponese che pone attenzione funzionale ad ogni dettaglio in relazione all’utilizzo precipuo. Il mototurismo, in questo caso, il mototurismo nel massimo confort.