Intervista a Matteo Flamigni, il telemetrista di Valentino Rossi in MotoGP (Parte 2)


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Intervista a Matteo Flamigni, parte 2: 

Qual’è la prima cosa che fai quando comincia il weekend di gara? 

“Il giovedì controlliamo le telemetrie dell’anno prima, tanto per avere un’idea di quello che abbiamo fatto, ed è una buona base di partenza. Per esempio se l’anno prima abbiamo usato tanto traction control perché l’asfalto era molto scivoloso, è una buona informazione perché può darsi che senza una riasfaltatura la pista potrebbe avere gli stessi problemi. O magari abbiamo settato i rapporti del cambio in un certo modo. Se cominciamo da questa base, il comportamento della moto non cambia molto rispetto all’anno prima. Guardare quei dati è sempre molto importante”.

Quant’è consistente Valentino?
“Lui è molto, molto preciso. Quando la moto è a punto, può fare lo stesso tempo sul giro per molti passaggi di seguito. È incredibile”.
 
Quanto è accurato nel darti le informazioni sul settaggio?
“Questo è davvero il miglior pregio di Valentino, e aiuta moltissimo. Puoi immaginare tutti i dati che devo controllare? Fortunatamente lui mi dice esattamente quale curva di quale giro devo analizzare, quindi è facile per me che così posso andare direttamente al problema”.

Per tutti quelli che vorrebbero lavorare con una leggenda vivente come Valentino, com’è che hai trovato questo lavoro?
“Ero già qui quando Valentino è entrato nella squadra. Ho cominciato con la Yamaha nel novembre del 1999, in quel momento Max Biaggi era in Yamaha e mi ha chiesto di lavorare nel team per lui, così ho accettato. Mi ricordo ancora, eravamo in Argentina per il Gran Premio, ed ho firmato un contratto per la stagione del 2000 come telemetrista di Max Biaggi e da lì ho continuato a stare in Yamaha”.

Come hai conosciuto Max?
“Il suo fisioterapista viveva piuttosto vicino a casa mia, e sapeva che stavo lavorando per Yamaha. Essendo entrambi italiani e visto che nel team si parlava sempre inglese, mi ha chiesto di unirmi alla squadra in modo che Max potesse comunicare più facilmente”.

Se non lavorassi nel motorsport, cosa staresti facendo? 
“Probabilmente lavorerei per un qualche marchio di biciclette perché amo il ciclismo, le bici ed il fatto di poter mettere cose elettroniche sulla bicicletta”.
 
Ti consideri un “Uomo Yamaha”?
“Si, ora anche più di prima. C’è stato un periodo in cui sono stato in Ducati per due anni, e fortunatamente ho avuto la possibilità di tornare indietro. La sensazione che ho avuto tornando è che la Yamaha è il mio posto, una vera e propria famiglia. Non voglio più andare in altri team, mi piace l’idea di rimanere qua e mi sento molto appagato qui”.

Ci dici tre cose in cui sei bravo?
“Parlo con tutti senza problemi! In realtà sarebbe meglio se facessi questa domanda ad altre persone, non è facile dire cose positive di me stesso. Sono onesto con me stesso e con le persone con cui lavoro, e poi sono bravo nel mio lavoro. Ho tanta esperienza e so cosa devo fare”.

Quale membro della squadra di Valentino conosci meglio?
“Brent, meccanico di Vale, che penso stesse già lavorando qui quando entrai nella squadra nel 1999”.

Che cosa fai per divertirti o rilassarti durante i weekend in cui si corre un GP? 
“Mi piace leggere e guardare film, ma il massimo per me è ascoltare la musica. Mi piace qualunque genere. A volte vado a correre, con Maio (Meregalli n.d.r.) e gli altri ragazzi del team. Ho anche fatto una mezza maratona”.

Così per sfida?
“Si, era una sfida, ma è anche un bel momento per stare tutti insieme e parlare, mi rilasso e dopo una bella corsa mi sento meglio”.

La musica ti piace tutta, ma quali libri e film ti piacciono? 
“Tra i film mi piace roba alla Matrix, su quel genere diciamo. Con storie sul futuro e nuove tecnologie. Tra i libri che mi piacciono invece ci sono sicuramente quelli di Kathy Reichs, su serial killer e cose simili, oppure Jeffery Deaver. Ma anche John Grisham. Quello che mi piace è il modo in cui trovano i colpevoli. Mi piace il modo in cui pensano, analizzando piccoli particolari per trovare le prove. Anche io in un modo o nell’altro cerco di capire le cose attraverso i dettagli, forse per questo che mi piacciono questi libri!”

Quali sono le tre cose che devi per forza avere ad ogni GP?
“L’Ipod o l’Iphone, per sentire la musica. Poi ovviamente un libro, e le mie cose per andare a correre o in bici”.

Di tutta la stagione, qual’è il posto più bello in cui fate tappa?

“Ce ne sono veramente tanti, a me piace moltissimo Misano perché c’è sempre una grande atmosfera. In quel periodo dell’anno poi, tutti sono in vacanza. Quando andiamo lì per il GP, non è come se stessimo davvero lavorando. Incontri tanta gente, tanti (e tante n.d.r.) turiste, e poi non è troppo lontano da casa mia: dal circuito ci si arriva in un’ora di macchina, quindi mi sento a casa. È lo stesso anche per il Mugello, ci vado per lavoro ma mi sento come se fossi a casa.

Un altro bel posto è l’America, mi piace andare lì. Ogni volta si scopre qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso. Per esempio quest’ano, quando siamo andati ad Austin, abbiamo fatto un gran giro in bici. Me la sono proprio goduta, perché non conoscevo la zona che invece merita veramente di essere vista. Ad Indy invece, c’è un bel fiume vicino all’Hotel e lì puoi andare a correre, ed è davvero un grande antistress, quando torno mi sento come nuovo! Un po’ mi dispiace che non si vada più a Laguna, anche quello era incredibile. Ma a pensarci, potrei raccontarti qualcosa di speciale su ognuno di questi posti! Devo ammettere che sono molto fortunato, perché mi piace il lavoro che faccio”.


Dicci qualcosa che in pochi sanno di te…

“ho circa 12 tatuaggi, ma sono tutti sotto la maglietta e non si vedono. Piccoli eh, ma mi ricordano di quello che è la mia vita, della mia strada. Gli ho fatti tutti in momenti speciali che mi porto nel cuore. Un altra cosa invece è che sono magro, ma mangio come un pachiderma! Io ci provo a mangiare sano, ma a volte mi tuffo nel gelato o nella cioccolato. Il gelato , ecco, quello è il mio punto debole: oggi ne ho già mangiati due, e stasera me ne tocca almeno un’altro!”

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