Pochi pezzi, ma di elevatissima qualità: questa è la filosofia della Moto Morini, casa motociclistica italiana fondata nel 1937 da Alfonso Morini, pilota e progettista che stabilì a Bologna la propria base di partenza per una produzione iniziale che comprendeva motori e motocarri. Con il termine della Seconda Guerra Mondiale Morini stravolse la propria fabbrica e spostò il suo focus sulle moto: i primi propulsori dei monocilindrici 125cc 2 tempi, impiegati da subito nelle competizioni come banco prova per testarne bontà ed efficacia.
Le prime vittorie arrivano quasi subito: nel 1948 Umberto Masetti si laurea Campione italiano motoleggere, mentre nel 1952 vengono centrati i primi successi nel GP delle Nazioni e in quello di Spagna con Emilio Mendogni. Le motorizzazioni 4 tempi, tuttavia, sono alle porte, così come l’incremento della cilindrata prima a 175 e poi a 250cc: il sogno è vincere il Campionato Mondiale, che sfuma nel 1963 per soli due punti contro le Honda a causa di un budget troppo ristretto per affrontare delle competizioni internazionali.
Parallelamente prende saldamente piede la produzione di serie: negli anni ’60 i modelli di maggior successo sono lo Sbarazzino 100 e il Corsarino 125, affiancate immediatamente dallo sportivissimo Corsaro Veloce che, nella variante da Regolarità, conquista la Sei Giorni Internazionale del 1966 in Svezia. Nonostante fosse omologato come un ciclomotore, questo modello era costruito come una vera e propria moto con telaio a doppia culla e un prestazionale motore a quattro tempi.
Nel 1970 arriva la svolta più importante per la Moto Morini, con l’arrivo dell’Ingegner Franco Lambertini che progetta il nuovo cuore per le moto della casa italiana: si tratta del famoso bicilindrico a V longitudinale con angolo di 72° tra i due cilindri e distribuzione ad aste e bilanciere con valvole parallele. Sarà la base per la moto più celebre della Moto Morini, la 3 ½: prodotta anche nella versione Sport, il suo motore fungerà da base per un’altra innovazione di Lambertini, il propulsore 350cc modulare che permetteva di ottenere facilmente sia cilindrate più piccole (125 e 250cc) che più importanti, fino ai 500 cm3.
Negli anni ’80 la produzione si sposta su modelli che tentano di replicare le tendenze proveniente dal Giappone, oltre a introdurre la prima moto da enduro da affiancare a una gamma completamente indirizzata verso il mondo stradale. Conosciuta con il nome Camel nella variante da 500cc e con quello Kanguro nella cilindrata da 350cc, riscosse un discreto successo nelle competizioni d’endurance come la Parigi-Dakar e la Sei Giorni 1981 sull’Isola d’Elba.
Pochi anni più tardi arriva il passaggio di proprietà: la Moto Morini passa nelle mani del gruppo Cagiva dei fratelli Castiglioni, con i quali si assiste alla produzione di modelli che richiamano le Custom americane e il lancio dell’ultima 350 stradale, quella Dart che ricalcava fin troppo le linee della Freccia 125. Nel frattempo l’Ingegner Lambertini propone un nuovo motore modulare, sempre bicilindrico a V ma con angolo tra le bancate di 67°, distribuzione monoalbero a catena e quattro valvole per cilindro. I dirigenti della Cagiva, tuttavia, non sono interessati a portare avanti questo progetto, per cui la produzione della Moto Morini si ferma definitivamente nel 1996.
Il ritorno sul mercato avviene nel 2006, ma già dal 1999 la Moto Morini era tornata nelle mani dei precedenti proprietari: la base di produzione è quella di Casalecchio di Reno, in provincia di Bologna, dove riprende il proprio lavoro anche l’Ingegner Lambertini che progetta un nuovo motore per i modelli Corsaro e Scrambler, il bicilindrico a V di 87°. In questo periodo arriva la Corsaro 1200, la 9 ½, la Corsaro Veloce e Corsaro Avio, schierate nelle competizioni e vincenti di due edizioni della Roadster Cup, la Granpasso e la 1200 Sport.
La crisi è però alle porte, al punto da mettere in ginocchio la produzione della Moto Morini: nel 2009 avviene la messa in liquidazione, mentre nel maggio 2010 la casa bolognese viene dichiarata fallita. L’intenzione è però quella di smaltire tutte le parti ancora disponibili in magazzino, per cui la fabbrica rimane aperta fino al mese di settembre per assemblare le ultime Scrabler e Granpasso, ancora richieste dai fornitori. Nel luglio 2011 arriva la svolta, con l’acquisizione dell’azienda e del marchio da parte di Sandro Capotosti e di Ruggeromassimo Jannuzzelli, due imprenditori milanesi che la ingloberanno sotto la nuova compagnia Eagle Bike.
La nuova organizzazione della Moto Morini prevede un processo produttivo e di vendita sostanzialmente diverso rispetto al passato: si punta tutto sul nuovo sito web, sul noleggio delle moto a breve e lungo termine e sulla vendita a pressi ribassati rispetto al listino di moto utilizzate per dimostrazioni ed eventi. Per coloro che vogliono i modelli ex novo, invece, si introdurrà la possibilità di assemblare le moto su richiesta dei clienti in maniera artigianale, con l’opportunità di personalizzarle da cima a fondo. Nei primi anni di questa “rinascita” vengono lanciati sul mercato solo tre modelli: la Corsaro Veloce, la Scrambler e la Granpasso, assieme a una tiratura limitata a 20 esemplari della Rebello 1200 Giubileo, prodotta per celebrare i 75 anni del marchio.
Nel 2015 la famiglia Jannuzzelli prende il completo controllo dell’azienda e cambia in parte la politica commerciale della Moto Morini, attivando contratti con concessionari e distributori al fine di permettere al pubblico di entrare in contatto con l’azienda non solo attraverso gli stabilimenti ufficiali. Intanto viene lanciata la Granpasso R, restyling per il mercato giapponese con altezza da terra ridotta, e la Corsaro ZZ, primo modello Euro 4 con ABS di serie.
Nel 2017 la gamma viene ampliata con le prime e-bike, biciclette a pedalata assistita, e due nuovi modelli, la Milano e la Nuova Scrambler. Dalla divisione One Off, quella che permette la completa personalizzazione della moto per il cliente, arriva la Corsaro Ti22 e la Corsaro ZT, destinato unicamente all’utilizzo su pista. Nel 2018, infine, la famiglia Jannuzzelli cede la Moto Morini al gruppo cinese Zhongeng Vehicle Group per la cifra di 10 milioni di Euro.
La Moto Morini è un’azienda che ha fatto la storia del motociclismo in Italia, introducendo modelli avveniristici e unici nel proprio genere. Tra quelli da ricordare si ritaglia un posto particolare la prima T125, che nella versione Sport è vincente già nel 1948 subito dopo la guerra. In questo periodo hanno una grandissima diffusione anche la 250 Bialbero, la Sbarazzino 100 e le Corsaro, storico modello prodotto in più varianti e cilindrate. Con l’introduzione dei motori a 4 tempi arrivano i bicilindrici, tra i quali spicca la 3 ½ che introdusse il concetto di propulsore modulare adattabile ad altre cubature prodotto dall’Ingegner Lambertini. In tempi recenti i modelli di spicco sono tutti ripresi dal glorioso passato della Moto Morini: torna la Corsaro (in più varianti), affiancata dalla Scrambler, dalla Granpasso e dalla 9 ½, che riprende il concetto dello storico esemplare degli anni ’70.