AGGIORNAMENTO: Marc Marquez ha firmato per altri due anni con il Team Honda HRC. Il fenomeno di Cervera rimane il favorito al titolo 2018. Ancora in attesa di conferma, invece, Dani Pedrosa.
La MotoGP 2018 partirà il 18 marzo in Qatar, ma mentre i piloti si preparano all’ultima sessione di test il mercato per il 2019 è già cominciato da mesi. Che sia giusto o meno, sono sempre di più i contratti chiusi ancora prima di iniziare la stagione. Fino ad un paio d’anni fa, il mercato si svolgeva a metà stagione, dopo la gara del Mugello, quando le squadre avevano una chiara idea di quali fossero i valori in campo.
Vediamo come si comporta il mercato piloti della MotoGP 2018 caso per caso, tenendo conto che a fare buona parte dei giochi non saranno gli ingaggi ma le scelte di Valentino Rossi e Marc Marquez, che per motivi diversi si trovano sempre al centro dell’attenzione.
Yamaha è una delle case che ha voluto anticipare i tempi facendo firmare a Maverick Vinales un contratto che lo impegnerà fino al 2020. In questo modo gli uomini in blu hanno garantito una maggior serenità al proprio pilota (sembra che ce ne sia bisogno) e blindato una delle due moto ufficiali. Per l’altra, quella con il 46, la faccenda è più complicata.
Valentino Rossi vuole continuare a correre e a farlo in Yamaha, il decimo titolo per lui è il primo obiettivo. I contratti più importanti però hanno una durata di due anni e al dottore piacerebbe avere l’opzione (ma non la costrizione) per il 2020. Questo rende le cose complicate anche per via di un possibile debutto della VR46 in MotoGP.
Rossi dichiara che probabilmente la sua struttura “non è pronta per la MotoGP, troppo diversa da Moto3 e Moto2” ma Carmelo Ezpeleta (patron di Dorna) e Yamaha sono pronti a cedere le moto satellite al fuoriclasse pesarese. Il che ha fatto muovere le acque in casa Tech 3.
Herve Poncharal, storico manager del Team Tech 3, si prepara a lasciare le Yamaha satellite a fine anno. Il canto del cigno è stato il contratto del pilota Malese Hafizh Syahrin, che sostituirà un Jonas Folger psicologicamente afflitto dopo la stagione di debutto a fianco di Johann Zarco.
Per il francese due volte iridato nella classe di mezzo si prospettano quindi tempi duri. A Zarco infatti non basteranno giri veloci e dichiarazioni mirate per ottenere una sella nel team ufficiale.
Riassumendo: Vinales e Rossi rimangono, la VR46 potrebbe gestire il team satellite dal 2020 e Zarco dovrà continuare a correre nella seconda squadra. Sempre che al francese non arrivi un’offerta interessante da Suzuki. Ma questo dipende soprattutto da Andrea Iannone.
Nel box Ducati, tanto per cambiare, la situazione è estremamente tesa. Se Dovizioso può contrattare al rialzo, Jorge Lorenzo dovrà accontentarsi di un ingaggio di gran lunga inferiore ai 12,5 milioni all’anno che percepisce al momento.
Il maiorchino sembra aver accettato di buon grado, ma saranno i risultati delle prime 4 gare a dire quanto il binomio Dovi-Jorge possa continuare sotto una buona stella. Rimane il fatto che in Pramac il Team Manager Francesco Guidotti ha messo sotto contratto Francesco Bagnaia, pilota estremamente talentuoso alla seconda stagione in Moto2.
Probabilmente l’idea di Ducati era quella di sostituire Dovizioso con Petrucci a fine 2018, ma l’exploit del Dovi nella scorsa stagione ha ovviamente cambiato le carte in tavola. La speranza del ternano è quella di fare decisamente meglio di uno (o entrambi) i piloti ufficiali, il che allo stato attuale delle cose sembra piuttosto difficile.
Per quanto riguarda Jack Miller invece c’è da aspettarsi la stagione della verità: nei test Jackass è sembrato competitivo, bisognerà vedere quanto saprà essere costante. D’altronde Ducati e australiani hanno sempre funzionato bene…
Riassumendo: In Ducati le selle scottano, basta poco per trovarsi fuori. Se uno dei due ufficiali dovesse clamorosamente “sbagliare” la stagione, con tutte le probabilità si ritroverebbe a dover lasciare il posto a Danilo Petrucci. Altrimenti Danilo dovrà bussare ad una delle tre porte nelle retrovie: Suzuki, Aprilia o KTM.
I test pre stagionali hanno in parte smentito quello che ci si poteva aspettare dalla squadra austriaca. KTM, nonostante enormi risorse tecniche ed economiche, è ancora lontana dal livello dei migliori.
Sotto la lente della Casa di Mattighofen c’è l’altro box arancione della MotoGP, la Honda Repsol di Dani Pedrosa e Marc Marquez. Questo soprattutto per una questione di sponsor, in quanto sia Dani che Marc sono da anni con l’austriaca RedBull.
Con l’addio di Livio Suppo a fine 2017 e la voglia di emergere della KTM non ci sarebbe da stupirsi se gli austriaci tentassero di mettere sotto contratto Pedrosa (quantomeno per assorbirne il metodo di lavoro) o Marquez, per riproporre quello che fu il clamoroso debutto di Rossi in Yamaha nel 2004.
Riassumendo: KTM va peggio di quanto ci si aspettasse e la Honda sembra la moto più competitiva della griglia. Se le cose non dovessero cambiare, il sei volte iridato rimarrà dov’è, nonostante parte degli obiettivi di Marquez sia battere Valentino su tutti i fronti, anche nel trasloco. Comunque è difficile pensare che Marc si faccia ingolosire più di tanto da un contratto “alla Jorge”. Per quanto riguarda Pedrosa invece molto dipende da quanto in HRC sentano il bisogno di tenerlo, cosa che sotto la guida di Suppo era quasi scontata.
La squadra di Davide Brivio non parte male. Ora che in Suzuki sono tornate le concessioni (non avendo fatto alcun podio nel 2017) e che Alex Rins sembra sempre più competitivo, la squadra di Hamamatsu è la più a posto tra le emergenti. Rimane il fatto che Andrea Iannone, recentemente allontanato dal manager Carlo Pernat perché “il mio mondo non è quello del gossip”, potrebbe trovarsi a piedi a fine stagione.
Di piloti talentuosi in cerca di una sistemazione ce ne sono molti. Zarco potrebbe cercare la Suzuki una volta appurato che i posti in Yamaha sono congelati e Petrucci potrebbe fare lo stesso. Oltretutto il francese era stato già contattato da Suzuki nel 2016, con cui debuttò in MotoGP durante un test estivo.
Riassumendo: Alex Rins può riportare la Suzuki al livello Vinales, la crescita nella seconda parte di stagione è stata magistrale. Per quanto riguarda il pilota di Vasto invece è evidente che sia lui l’artefice del suo destino.
Iannone ha deluso al pari di Lorenzo, con la differenza che il 5 volte campione del mondo è sembrato più collaborativo e disposto ad adattarsi. Il che, visto il personaggio, è già un risultato. Il talento di Andrea non è in discussione, bisogna capire quanto lui sia disposto a metterlo in mostra.
Di certo Sam Lowes, con un numero di cadute stagionali secondo solo a Marquez, non ha aiutato lo sviluppo. I ricambi sono un costo ma anche un lavoro che l’azienda di Noale ha dovuto sostenere al posto di portare avanti le sperimentazioni.
Scott Redding in questo senso potrebbe dare una mano ad Aleix Espargarò, pilota più che azzeccato per la casa veneta, ma Roberto Colannino (AD di Piaggio) deve prendere coscienza del fatto che la MotoGP è un campionato prototipi dove ogni cosa viene estremizzata, anche gli investimenti. Altrimenti varrebbe la pena di tornare in SBK, dove il ricordo dei tifosi di Aprilia insegna che si tratta pur sempre di un campionato mondiale.