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Resta il nome, Hypermotard, ma per il resto non c’è niente del vecchio modello. In Ducati sono partiti con alcuni punti fissi: divertimento, estetica, prestazioni. Rispetto al “vecchio” modello però si voleva offrire qualcosa di più “facile”, con un’impostazione meno estrema e quindi non più così caricata sull’anteriore. Il risultato è una moto più trattabile, tanto che da questa è nata la Hyperstrada, una sorta di ibrido fra la Hypermotard e la Multistrada per offrire una possibilità in più ai ducatisti che amano viaggiare.
Il motore è il Testastretta seconda evoluzione (quello con l’immsione di aria allo scarico per capirci) portato però alla cilindrata inedita di 820 cc. In ogni caso sono disponibili 110 cv a 9.250 giri potendo contare su un sistema di gestione Ride by Wire con tutti i controlli ormai tradizionali di casa Ducati,
come la differente mappatura della centralina. Nella versione SP le modalità di utilizzo sono tre contro le due della versione base e l’abs in questo caso (anche questo settabile su diversi livelli di intervento) è disattivabile solo al posteriore, per garantire tenuta all’anteriore e possibilità di inserire in curva la moto in perfetto stile motard.
Nuova è anche la ciclistica, pur mantenendo il classico traliccio a tubi le quote sono più umane, a partire dalla tanto discussa inclinazione del canotto che “guadagna” 1,5° passando dagli estremi 24 agli attuali 25,5. Una differenza a tutto vantaggio della guidabilità, a cui si accompagna un manubrio più distante dalla sella che regala alla Hypermotard una ergonomia sconosciuta alla sua versione precedente. La sella è posizionata a 850 mm da terra, ma è disponibile una sella ribassata che la porta a 830 mentre la SP “sale” a 870, per via di una maggiore luce a terra garantita da sospensioni dedicate.