Prova MV Agusta Dragster 800 RR 2019: arte in movimento

MV Agusta Dragster 800 RR 2019: Se il modello precedente aveva stupito per le caratteristiche particolari che ne definivano una linea già ai tempi innovativa, il 2019 ci ha regalato la nuova versione che – pur rimanendo visivamente simile alla precedente – è, in realtà, una moto nuova e dall’aspetto affascinante. Le dimensioni compatte, la coda tronca ed il porta targa fissato al mozzo posteriore, sono i dettagli che mantengono il legame con il passato, di quando era un pochino più grezza e si chiamava Brutale Dragster. L’evoluzione però, è qualcosa di spettacolare, con ruote a raggi che ne impreziosiscono lo stile ed una cura eccezionale per i dettagli.

E poi ci sono accessori di ogni tipo e genere nonché quattro versioni tra le quali scegliere: “normale” – se così la vogliamo definire, affiancata dalla versione “Pirelli”, dalla bellissima “America” per finire con la estrema RC, un’arma da pista a tutti gli effetti. A Schiranna, dove ha sede l’headquarter di MV, producono senza ombra di dubbio alcune tra le moto più belle in circolazione, perché il pallino per il design del team di Adrian Morton, va oltre i limiti dell’umana concezione.

Le linee che caratterizzano le moto MV fin dalla sua rinascita ai tempi della F4, sono fuori dagli schemi e basta parcheggiarne una in un luogo pubblico per vedere quanti appassionati e non, le si raccoglieranno attorno. La rinnovata Dragster, appoggiata sul cavalletto laterale, è un’opera d’arte che aspetta di essere guidata; una volta in sella ci si accorge che le sospensioni sono davvero rigide e che il manubrio largo offre il massimo controllo ma allo stesso tempo stanca le spalle nella guida impegnativa. Queste sono solo le prime sensazioni, ora non resta che provarla a fondo e saggiarne le doti da autentica brucia semafori.

Compatta ed aggressiva: ode al design

MV Agusta Dragster 800 RR estetica design

MV Agusta Dragster 800 RR, estetica e design da 10 e lode

Fuori dagli schemi, senza compromessi, ridotta all’osso per il più puro piacere di guida. Ed anche se la sella include uno strapuntino abbinato a pedane passeggero che sono vere opere d’arte sia chiuse che aperte, la Dragster è una moto da godere in solitaria. L’unico elemento rimasto identico alla versione precedente, sono gli specchi ad estrazione sistemati alle estremità del manubrio: quegli stessi specchi che obbligano a prendere le misure con cura perché, soprattutto nel traffico, aumentano notevolmente l’ingombro rendendo inevitabile il contatto con gli specchi delle autovetture, soprattutto se ci si trova a spostarsi in città trafficate come Milano.

Verrebbe da tenerli chiusi ma, oltre ad essere illegale, è anche scomodo perché non si capisce cosa succede alle spalle. Quando è ferma sembra un pezzo d’arte contemporanea e le novità sono visibili ad occhio nudo fin dal parafango anteriore caratterizzato da supporti laterali in alluminio mentre il codino completamente nuovo a partire dal telaio di supporto, integra un gruppo ottico a led in un unico elemento che da forma ad una scia luminosa dalla spiccata tridimensionalità.

Il gruppo ottico anteriore dotato di DRL con un guida luce che rende immediatamente riconoscibile la forma distintiva delle naked by MV; anche dagli indicatori di direzione sfruttano sorgente luminosa a led. Molto bella la sella che, nella parte posteriore, riprende i colori della carenatura. Il serbatoio ricco di spigoli è una vera opera d’arte e consente l’inserimento delle ginocchia in incavi perfetti, anche per piloti di alta statura, mentre l’impostazione della posizione di guida è personalizzabile tramite i semimanubri regolabili nell’angolazione in modo semplice e immediato.

Le grafiche sono da prima della classe e la scelta dei cerchi a raggi in lega di alluminio con nipples colorati, hanno quel profumo di artigianalità che solo le moto di Schiranna sanno evocare. Davanti agli occhi del rider, troviamo la strumentazione digitale valorizzata da una cover specifica dove il logo MV è affiancato da due gusci in alluminio, medesimo materiale utilizzato per il tampone di protezione del serbatoio. Tanto simile quanto diversa alla versione precedente, la nuova Dragster è un gioiello da osservare e da guidare; tenerla sempre pulita e prendersene la giusta cura, è un dovere.

Tre: il numero perfetto

Il motore deriva da quello sviluppato per la Brutale 800 RR, oggetto di numerosi interventi tecnici per rispettare la normativa Euro4 che ha imposto riduzione delle emissioni del 50% e abbattimento della rumorosità pari al 48% rispetto alla precedente normativa Euro3. Questa “cura” ha portato ad ottenere un motore che gira più rotondo, con un annullamento quasi totale di quel “on-off” che caratterizzava da sempre i precedenti propulsori.

Valvole riprogettate, nuovo profilo delle camme di aspirazione, la primaria ridisegnata e l’introduzione di un nuovo contralbero hanno permesso di raggiungere i 140 cavalli a 13.100 giri con un picco di coppia pari a 87 Nm a 10.100 giri/min. I 168 kg di peso, la frizione antisaltellamento che lavora in maniera egregia ed il nuovo cambio elettronico EAS 2.1 up&down completano la dotazione di componenti che rendono la Dragster estremamente sfruttabile. Quattro le mappe disponibili: Sport, Normal, Rain e Custom, quest’ultima totalmente personalizzabile dall’utente in modo da cucirsi addosso piacere e sensazioni di guida a piacimento. Facciamo presente che la mappatura Normal è ora davvero eccezionale, l’on-off non è nemmeno percepibile e l’erogazione è fluida e lineare… come non è mai stato prima d’ora.

In sella e con il comando del gas in mano, ci si rende subito conto che il propulsore da 798 cc ha bisogno di girare alto per rendere al massimo: benché inizi a spingere già a 3.000 giri, il meglio si inizia ad assaporare a quota 7.000 per poi spingersi fino al limitatore quando è bene non insistere e passare al rapporto successivo. Le mappe Rain e Standard rendono mansueto il propulsore che – ovviamente – dà il meglio abbinato alla gestione Sport che mette a disposizione tutta la potenza del tre cilindri che chiede di girare alto, emettendo quel latrato tipico di casa MV.

Rigida e stabile, richiede una guida fisica

Neofiti, no grazie. Per ottenere il massimo piacere di guida dalla Dragster ci vogliono esperienza e tecnica, benché l’interasse contenuto in soli 1.400 mm e l’avancorsa di 103,5 mm la rendano – sulla carta – agile e maneggevole. Finché si viaggia al trotto nessun problema ma, se la si vuole spremere, bisogna impegnarsi spostando il peso in curva, muovendosi sulla sella, uscendo dallo stereotipo della guida “fissa” e spingendo sulle pedane per dirle dove andare.

I semimanubri regolabili su tre posizioni sono uno strumento che aiuta moltissimo a trovare la posizione di guida ideale, anche perché le braccia sono molto aperte ed il carico sull’anteriore si fa sentire trasformandosi in stanchezza per le spalle anche dopo tragitti brevi in autostrada. Una volta entrati nel mood però, la Dragster non delude: l’avantreno – solido e preciso – poggia su una forcella Marzocchi oleodinamica con steli trattati DLC, regolabile in compressione, estensione e precarico; l’inserimento in curva non è immediatissimo ma una volta impostata la traiettoria, la Dragster segue le direttive del pilota, anche se al posteriore il mono Sachs non è esattamente “morbido e confortevole”, anzi, è rigido e poco propenso alla guida sullo sconnesso tanto che ogni minimo avvallamento viene trasmesso direttamente alla schiena. A disposizione del pilota troviamo anche l’ammortizzatore di sterzo progettato dal CRC, integrato nella testa di sterzo e regolabile manualmente.

In piega questa MV sfrutta una soluzione tipica delle MotoGP e cioè l’albero controrotante che, girando in senso inverso rispetto al senso di rotolamento delle ruote, riduce l’effetto giroscopico che restituisce quella situazione di moto “auto-raddrizzante”, aiutando la Dragster a rimanere ben salda in piega ed in appoggio sulle generose coperture che prevedono addirittura il 200/50 al posteriore (/55 sulla versione Pirelli).

La La MV Dragster è una moto con cui affrontare uscite non troppo lunghe, inutile negarlo, a causa di un comfort scarso, ma se guidata in modo deciso, è in grado di dare grandi soddisfazioni; quando si tratta di appendersi ai freni, ci si trova tra le mani una leva che comanda la coppia di pinze radiali Brembo abbinate a dischi da 320mm all’anteriore ed a uno singolo da 220mm al posteriore. In quanto ad aiuti elettronici, oltre al controllo di trazione disinseribile e settabile su 8 livelli di intervento, troviamo l’efficiente sistema ABS Bosch abbinato al Rear wheel-up Mitigation che controlla il sollevamento del posteriore anche nelle frenate più violente.

Conclusioni, prezzi e consumi

Non è una moto per tutti, o meglio, lo è sotto il punto di vista della volontà di acquisto, ma prescinde dall’essere un mezzo facile ed adatto anche a piloti poco esperti. Per sfruttarla ci vuole esperienza ed anche la capacità fisica di gestire il veicolo quando si viaggia a gas spalancato. “Motorcicle Art” è la definizione per antonomasia delle moto marchiate MV e, soprattutto in questo caso, non ci sentiamo di contraddire nessuno.

Per mettersi in garage la versione base, se così la vogliamo definire, servono 18.900 Euro f.c. con l’opzione di scelta tra due colori stupendi che potrebbero creare non poca indecisione in fase di scelta: Bianco Ice Perlato/Grigio Scuro Met. (dove i cerchi bianchi con nipples e mozzi rossi dominano alla grande) oppure Grigio Nardò/Grigio Scuro Met. con dettagli, nipples e mozzi in tinta dorata. Con 19.790 Euro f.c. ci si mette in garage la stupenda versione “America” in edizione limitata, che fa riferimento alla “S America 750” del ’75 ispirandosi ovviamente ai colori della bandiera americana. In questo caso le tinte sono un Blu Micalizzato con riflessi cangianti, bianco e rosso.

I cerchi sono un’ode agli usa: canale bianco, nipples blu e mozzi rossi. Sul serbatoio viene riproposta la decorazione a stelle come sulla 750 S e la sella vanta cuciture dai riflessi dorati; limitata a soli 200 esemplari, riporta il numero di produzione sulla piastra superiore della forcella. La collaborazione tra Pirelli ed MV Agusta ha dato vita alla Dragster 800 RR Pirelli, equipaggiata con esclusivi pneumatici Diablo Supercorsa SP 200/55 (anziché 50) dalla spalla colorata e dedicata a questa sola versione che – ovviamente – presenta anche una grafica dedicata.

L’eccellenza, sotto il punto di vista tecnico e dinamico, nonché prestazionale, lo si raggiunge con la spettacolare versione RC: 160 kg (-8 rispetto alla versione base) 150 cv (+10), esclusivi cerchi a 9 razze in alluminio, grafica con i nomi degli sponsor tecnici ed il numero 37 in bella vista, a ricordare i titoli mondiali conquistati da MV Agusta. In questo caso l’asticella sale fino a quota 21.990 Euro f.c. che saranno destinati a lievitare quando attingerete alla lunga lista di optional visibili sul sito dedicato MV Agusta Special Parts.

Abbigliamento utilizzato nel test:

Casco: AGV Pista GP RR Carbon
Giacca: Macna Hyper in pelle, dotata di protezioni su gomito e spalla approvate CE
Guanti: Macna Assault
Jeans: Macna Stone, con protezioni sulle ginocchia, kevlar di rinforzo sui fianchi, ginocchia e schiena
Scarpe: Stylmartin Sector, una scarpa urban estiva

Ha collaborato Gianluca Cuttitta

 

 

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