Da quando Yamaha ha presentato la “capostipite” della famiglia MT, la 09, la gamma si è velocemente allargata coprendo le cilindrate da 125 a 1000 sottolineando la bontà del progetto e dell’idea di base: offrire moto stradali semplici, belle, divertenti e versatili. Obiettivo certo non facile, ma che riteniamo Yamaha abbia raggiunto pur con sfumature diverse. E una di queste “sfumature” prende il nome di MT-03, e se questo nome vi ricorda qualcosa avete ragione. Esisteva già una MT-03 ma era un monocilindrico che non aveva nulla da spartire con questa. Partiamo dal motore: lo stesso che muove la YZF-R3, un bicilindrico fronte marcia da 321 cc, 4 valvole per cilindro raffreddato a liquido in grado di erogare 42 Cv a 10.750 giri e 29,6 Nm a 9.000 giri minuto.
Il telaio a diamante è studiato per garantire l’efficacia dei modelli MT; la forcella telescopica è da 41 mm mentre al posteriore lavora un monoammortizzatore che agisce sul forcellone. Per fermarsi la MT-03 si affida a un disco anteriore da 298 mm e uno posteriore da 220, entrambi gestiti nella frenata dal sistema antibloccaggio ABS (di serie). L’impronta a terra è garntita invece da una gomma da 110/70 all’anteriore e da 140/70 al posteriore, entrambe su cerchi da 17″. Sempre seguendo le “logiche” della famiglia MT anche la 03 risulta particolarmente compatta, con una lunghezza di due metri (2,09 per la precisione) e una larghezza di 745 mm mentre la sella è posta alla quota di 780 mm da terra, il tutto per un peso complessivo di soli 168 kg in ordine di marcia e con il pieno. Tutto questo potete portarlo a casa per 5.090 euro, che è in linea con le concorrenti (Benelli esclusa) e che non è poco, ma le soddisfazioni anche con 42 Cv sono tante. Non ci credete? Anche noi eravamo scettici, ma poi siamo saliti in sella.
Yamaha MT-03 prova su strada
Appena in sella alla MT-03 si apprezza la qualità costruttiva, l’ottima strumentazione con contagiri analogico e schermo lcd sempre molto leggibile e ricco di informazioni ma, soprattutto, si resta favorevolmente colpiti dalla comoda posizione in sella e dalla leggerezza della moto. Dall’alto (si fa per dire) del nostro 1,70 si scopre che si mettono entrambi i piedi a terra grazie a una sella ben sagomata e stretta che sembra più bassa di quanto dichiarato, cosa che facilita senza dubbio i movimenti a motore spento e, unitamente al raggio di sterzata, promette tanta agilità nel traffico. Il piccolo biclindrico si avvia e frulla sornione, la frizione è molto morbida e il cambio preciso e silenzioso, solo quando si scalda molto può capitare di dover faticare un po’ per trovare la folle, ma a parte questo è un ottimo cambio e si lascia usare senza problemi, ed è una bella cosa, perché la MT-03 non ha un grandissimo range di utilizzo del motore e se lo si vuole sfruttare appieno occorre tenere un regime tra gli otto e gli undici mila giri.
Se invece siete a passeggio, scoprirete presto quanto è utile l’indicatore sul cruscotto lcd che vi segnala in che marcia state viaggiando. Ma andiamo con ordine. Leggerezza e agilità sono i tratti distintivi di questa moto (estetica a parte, si intende) e il suo campo di battaglia ideale sono senza dubbio la città e il misto stretto. Nel traffico ci siamo trovati a sgusciare letteralmente tra le auto in colonna con manovre che tanti scooter (e non solo i maxi) non possono nemmeno immaginare. La frenata predilige la modulabilità alla potenza, e se ci si vuole fermare in poco spazio occorre agire con forza e decisione sulla leva, tanto il lavoro sporco lo fa l’abs e finisce che ci si ferma in un fazzoletto. Nella guida di notte o sotto la pioggia il faro anteriore mostra tutta la sua potenza e la potenza non certo esagerata e il solito abs rendono il tragitto sicuro e sufficientemente spensierato.
Ma non pensiate che la MT-03 sia un commuter urbano per chi non ama gli scooter, perché fuori città mostra un lato inaspettato affianco alla citata agilità: un avantreno stabile in ogni situazione e un motore che, pur con soli 42 Cv, consente di divertirsi nelle curve. Inoltre la MT-03 vibra molto poco e, sorpresa, si è protetti dall’aria più di quanto si potrebbe pensare guardandola. Abbiamo affrontato trasferimenti autostradali a velocità di codice scoprendo una moto estremamente stabile e poco “assetata”, tanto più che con una velocità massima che supera i 170 km/h resta ancora del margine in caso di necessità. Ma se volete davvero divertirvi cercate una strada con tante curve, e scoprirete che cavallerie esagerate non sono poi così indispensabili. Più di trecento chilometri di curve in una mattinata sulle splendide strade che costeggiano il lago di Como (e monti vicini) ci hanno mostrato il lato quasi turistico di questa MT.
La piccola Yamaha è un mezzo che “insegna” a guidare: scende in curva con facilità, mantiene la traiettoria impostata senza esitazione, ammette sbagli e correzioni senza mettere in difficoltà (fatte salve le leggi della fisica, quelle restano per tutti…) e soprattutto non fa stancare. Se vi trovate a viaggiare in gruppo magari arriverete un pochino dopo (ma meno di quanto sia lecito pensare) ma senza dubbio sarete meno stanchi, e questo è un aspetto non da poco per chi vive la moto come mezzo per conoscere e ammirare i territori che si attraversano. Abbiamo passato proprio delle ore serene e spensierate in sella alla MT-03 e non capita spesso. Ci sarebbe piaciuta una frenata un po’ più decisa, ma proprio per le sue caratteristiche di potenza limitata e ciclistica eccellente è una moto che va fatta scorrere, guidata arrotondando e accarezzando le curve: inutile arrivare impiccati per buttare la moto in curva e riaprire di colpo il gas.
Molto meglio cercare il punto di corda ideale e cercare di percorrere la curva alla massima velocità possibile e scoprirete (o riscoprirete) un modo di guidare estremamente divertente. In questo senso gli pneumatici in dotazione sono quasi sovradimensionati (pochi anni fa misure simili le avevano le 600 quadricilindriche) e offrono sempre un appoggio estremamente sicuro. Della dotazione ciclistica forse si potrebbe migliorare la forcella anteriore che, per i nostri gusti, è fin troppo orientata al confort mentre ci sarebbe piaciuta un pochino più rigida. Un’ultima nota sulla guida in coppia. Il passeggero ha a disposizione una porzione di sella più che sufficiente, due comodi maniglioni cui attaccarsi e pedane posizionate a una giusta distanza senza che la marmitta interferisca, ma in questo caso sono le prestazioni che, soprattutto fuori città, ne risentono abbastanza.
Chi può essere interessato a un mezzo come la MT-03?
Dopo anni in cui le case offrivano come opzione dopo i 125 dei 600 quadriclindrici, la MT-03 va a occupare una nicchia di mercato che è potenzialmente molto interessante. Vero che le prestazioni non sono da capogiro, ma proprio questo la rende un mezzo interessante. Crediamo che la MT-03 possa risultare molto interessante per il pubblico femminile, ma anche e soprattutto per coloro che cominciano a guidare non avendo esperienze precedenti o provenendo da cinquantini o scooter. Ma c’è un altro utente che potrebbe prendere in considerazione la MT-03: il motociclista di ritorno, quello che dopo tanti anni vuole tornare al primo amore… siamo sicuri che la MT-03 non li deluderà.
Abbigliamento utilizzato per la prova:
Casco: GIVI X.01 Tourer
Giacca: Alpinestars GP Pro Air Jacket
Pantaloni: Spidi Virous Tex Jeans
Guanti: Spidi Trophy H2out
Stivali: Stylmartin Delta
Foto: Paolo Sicignano