Prova Zontes 310-T, la Cina che sorprende!

Zontes 310-T – Prima di concentrarci sulla nostra prova su strada, è giusto introdurre il marchio Zontes, perché non è solo la nostra prima volta in sella ad una moto del marchio cinese, ma si tratta di una novità quasi assoluta per il mercato italiano. Il brand è parte del gruppo Guangdong Tayo Motorcycle, nato nel 2003, è un colosso con circa 1.600 dipendenti che produce oltre 1.2 milioni di veicoli all’anno (circa quattro volte tanto rispetto all’intero mercato italiano delle due ruote a motore!). I più attenti ricorderanno che ad Eicma 2017 le Zontes 310 avevano fatto la loro prima comparsa in Europa, ma arrivano praticamente solo ora in vendita in Italia, per merito di Betamotor, che le importa per il tramite della Distribike, anche in Germania ed Austria.

Passando alla moto in prova, una Zontes 310-T, fin dal primo sguardo stupisce, soprattutto per la dotazione molto ricca, qualcosa di inedito in questo segmento, ma anche per un ottimo livello qualitativo ed anche per il suo aspetto, tutt’altro che malvagio. Analizzandola in dettaglio scopriamo che offre una iniezione elettronica Delphi, ABS Bosch, un forcellone (in stile KTM) e cerchi in alluminio, il sistema keyless che include l’apertura elettrica con tasti al manubrio per lo sportello del tappo del serbatoio e per la sella, il parabrezza con regolazione elettrica, due modalità di guida (E – Economy e S – Sport), strumentazione LCD, leve regolabili (oltre che snodate antirottura in caso di caduta), fari LED, una presa di ricarica USB e molto altro. Una dotazione che spesso non troviamo nemmeno su motociclette dai prezzi di listino in doppia cifra e che dopo aver provato la 310-T ci lascia la curiosità di scoprire cosa mai potrà fare la casa cinese, dovesse lanciare un modello di cilindrata superiore. Ma lasciamo che il quesito trovi risposta in futuro (sembra proprio che nei prossimi anni la gamma si allargherà) e andiamo a scoprire in dettaglio la Zontes 310-T.

Amore a prima vista

All’arrivo della moto in prova c’era un po’ di curiosità intorno ad un marchio tutto nuovo e di una nazione, la Cina che solo negli ultimi anni è diventata un membro importante della comunità dei produttori motociclistici. Per togliere tutti i dubbi ai più prevenuti, basta però pensare al fortunato rilancio della storica Benelli (dal 2005 di proprietà della cinese Qianjiang Group), che ha meritatamente avuto in vetta alle classifiche in alcuni mesi del 2019 la sua TRK, a conferma della bontà dei prodotti e del lavoro fatto. La Zontes 310-T è finita comunque sotto la lente di ingrandimento da subito, non solo la nostra, ma di tutti quelli che l’hanno potuta osservare durante il nostro test. Inutile girarci troppo intorno, alla fine è stata promossa da tutti. Il suo aspetto, tanto per cominciare, non è affatto male. Ha personalità, ma anche un equilibrio stilistico ed elementi che lasciano trasparire l’ottima qualità produttiva. Frontalmente troviamo un bel faro a LED dal taglio orizzontale, il classico becco delle crossover/enduro ed un plexy che, prima delle sorprese, offre la regolazione elettrica. Nemmeno sua maestà BMW R1250GS arriva a tanto! Spostandoci nella zona laterale, i cerchi hanno una bella finitura a contrasto ed una generosa struttura in tubi metallici protegge la moto in caso di cadute. Non manca una ulteriore protezione sotto al motore, nella parte posteriore troviamo un bel forcellone in alluminio pressofuso (che nell’aspetto ricorda molto quelli di KTM), mentre il corto doppio terminale di scarico regala una ulteriore nota di carattere e sportività a questa Zontes. Per il resto ha linee tese, che non si vogliono nascondere in un aspetto anonimo, ma che non sono troppo forti finendo per raccogliere le critiche di alcuni.

Della dotazione molto ricca abbiamo detto, ma più si osserva la 310-T più si scopre quanta qualità ed attenzione al dettaglio ci siano. C’è tanto metallo, anche per gli specchietti, i tasti al manubrio sono retroilluminati e dietro la pedana sinistra del passeggero troviamo un supporto rivestito in gomma per fissare un eventuale antifurto bloccadisco durante la marcia.

Un propulsore piccolo, ben fatto e generoso

Non lasciatevi ingannare dal nome, quel 310 che potrebbe far pensare alla G310 di casa BMW. I due propulsori nascono entrambi in Cina, ma non hanno nulla in comune. Ricordiamo che, ad esempio, il monocilindrico di BMW ha la particolarità dello scarico e dell’aspirazione girati rispetto alla più classica soluzione che vede il collettore della marmitta sul lato frontale, proprio come su questa unità della Zontes.

Si tratta di monocilindrico raffreddato a liquido, bialbero 4 valvole, con iniezione elettronica, omologato Euro 4 ed è dotato di contralbero di bilanciatura. La sua cubatura è di 312 cc, è capace di 34,8 cavalli a 9.500 giri e 30 Nm a 7.500. Qualcosa in più della rivale diretta, ma ben più blasonata, G310GS, che si ferma a 34 cv e 28 Nm, in entrambi i casi agli stessi identici regimi.

Ciclistica e componentistica tutta made in Zontes

Come abbiamo detto nell’introduzione, Zontes è uno dei quattro marchi di un colosso, che è in grado di produrre praticamente tutta la componentistica delle sue moto internamente. Fanno eccezione il sistema di iniezione elettronica e l’ABS, di due partner molto blasonati come Delphi e Bosch, ma poco d’altro. Sono marchiate Zontes anche le pinze dei freni ad esempio, con un impianto che prevede un generoso disco all’anteriore, da ben 310 mm, con pinza a doppio pistoncino, oltre a quella da 240 dietro. I bei cerchi da 17” montano gomme CST (ditta anch’essa cinese, ma già vista anche su moto di altre nazioni), mentre il peso in ordine di marcia è invece di 159 kg, piuttosto contenuto anche per la leggerezza del motore, compatto e con un focus importante proprio intorno a questo concetto. La sella è a 830 mm da terra.

La guidi cercando difetti…che non ci sono

Promossa per scheda tecnica e dopo una accurata verifica estetica, viene il momento dell’esame più importante, con la prova su strada vera e propria. Accendiamo il quadro e scopriamo una strumentazione tutta digitale, abbastanza ben realizzata e che offre due tasti nascosti nella zona inferiore, per navigare ed eventualmente azzerare i valori. Fornisce anche il consumo e l’autonomia residua, oltre a tutto quello che serve, inclusa la marcia inserita. A sorprendere e convincere fin da subito è il motore: non vibra (lo fa molto poco per essere un mono 310 e meno della rivale tedesca), spinge bene con il limitatore che interviene a 168 km/h indicati! È di 150 km/h la velocità massima dichiarata e sembra quindi che li possa raggiungere senza problemi, garantendo quindi di poter mantenere senza problemi velocità di 120-130 km/h nelle tratte autostradali. Con un tasto si alza il plexy (offre due posizioni), che garantisce una protezione aerodinamica comunque piuttosto limitata, ma nemmeno troppo.

Buona la ciclistica, per una moto che si lascia guidare bene non solo in ambito urbano, dove una piccola monocilindrica dovrebbe offrire il meglio, ma invoglia a farci un bel giro su percorsi extraurbani. L’unico difetto degno di segnalazione riguarda la frenata, che non offre la giusta modulabilità e che ha un attacco un po’ incerto. Occorre strizzare la leva a fondo e comunque il risultato potrebbe essere migliore. A sua discolpa c’è da dire che l’esemplare aveva all’attivo pochi chilometri e potrebbe migliorare con l’uso, ma soprattutto la nostra convinzione è che per migliorare la cosa potrebbe bastare optare per delle differenti pastiglie.

Quanto al sistema keyless, inedito in questo segmento, funziona bene, occorre premere un tasto su blocchetto di destra per accendere il quadro, a quel punto si può accendere il motore ed aprire lo sportello del serbatoio o la sella. Va detto che la scelta di inserire automaticamente il bloccasterzo (basta portare il manubrio a fine corsa a quadro spento) porta a suggerire vivamente di non far manovra spegnendo il quadro, perché si potrebbe rischiare seriamente di trovarsi a sterzo bloccato ed a gestire una situazione non piacevole. Altri difetti non ne abbiamo trovati, forse il piccolo portaoggetti sotto alla strumentazione, che è un po’ cheap, oppure il comando delle frecce, che non prevedono il classico rientro a pressione, ma il tasto va rimesso al centro manualmente.

Prezzi e conclusioni

Con ben 15 litri di serbatoio, garantisce una autonomia davvero notevole, nell’ordine dei 450 km. Sia alla luce del dato dichiarato nel ciclo combinato, di 3.25 l/100 km, ma anche per quello che abbiamo rilevato durante il nostro test, che si avvicina molto a questo valore e resta nell’intorno dei 30 km/l.

Quanto ai prezzi sono uno degli aspetti più interessanti delle quattro Zontes 310. Si parte dai 4.690 della naked “R”, fino ai 5.390 della cruiser “V”, l’unica che si differenzia nel telaio, mentre il motore è comune a quello delle altre tre sorelle. In mezzo troviamo invece le due Zontes più votate al turismo, proposte entrambe allo stesso prezzo di 4.990 euro. Si tratta della carenata “X” e la crossover da noi provata, la 310-T. Inutile girarci intorno, il pensiero va subito alla rivale BMW G310GS, che da un lato mette sul piatto il blasone ed il fascino del marchio a cui appartiene, dall’altro ha una dotazione molto meno ricca di questa Zontes, che nella guida ha ben poco da invidiarle. Il prezzo della rivale tedesca è, ovviamente, ben più elevato (6.150 euro) e la già cospicua differenza probabilmente diventa anche maggiore al netto della differente scontistica applicata dai due rispettivi marchi. Se l’Italia è uno dei mercati più allergici ai nuovi marchi, è anche vero che i giovani a cui questa Zontes 310-T si propone sono meno attenti al brand e più alla sostanza, quindi ci aspettiamo di vederne presto un buon numero sulle nostre strade!

Ha collaborato Gianluca Cuttitta

ABBIGLIAMENTO UTILIZZATO

Casco: Arai Tour-X4

Giacca: Spidi Ace

Guanti: Spidi Ranger

Jeans: Spidi J-Tracker

Scarpe: Stylmartin Sector

 

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