Inutile negarlo, siamo arrivati davanti alla Suzuki GSX-S1000 con i nostri pregiudizi: eccola qua la naked da sparo, un po’ l’attrice hard che ognuno vorrebbe per una notte ma che quasi nessuno si porterebbe poi all’altare. Le linee muscolose, aggressive e caricate in avanti sono eccentriche, con la grossa pancia della moto che la fa sembrare un toro pronto a correre per le strade di Pamplona.
E difatti questo toro da 146CV le corna le ha, nello specifico trattasi di un manubrio Renthal Fatbar regolabile su diverse posizioni a seconda dell’altezza del pilota. A guardarla frontalmente, con le due “gocce” a LED sotto il grande faro da nuda, viene voglia di salirci ed aprire il gas.
La Suzuki GSX-S1000 nasce per i nostalgici del duro e puro, della potenza quella vera, della moto per bruciare le strade di montagna. Il cliente tipo di questa Suzuki probabilmente è il motociclista con esperienza che ha provato nude e sportive, ed ha deciso che il divertimento viene prima della scheda tecnica e della prestazione cristallina.
Il cuore della moto arriva dall’amata -e tanto rimpianta- Suzuki GSX-R1000 K5, forte del quattro cilindri in linea raffreddato a liquido da 998cc, che per l’occasione è stato ampiamente rivisto con lo scopo di aumentarne il piacere di guida. La sua carta d’identità dice 146CV a 10.000 giri e 105Nm di coppia massima a 9.500 giri, il che rende l’idea di quanto la filosofia del quattro in linea giapponese sia presente anche qui, complice il rapporto alesaggio (73,4mm) corsa (59,0mm) a rendere l’erogazione piuttosto uniforme, spostata in alto.
Le modifiche più sostanziali al motore sono da ricercare nei nuovi pistoni, più leggeri del 3% e costruiti con la tecnologia FEM -Finite Element Method- per essere più resistenti, mentre la testa ha riceve il trattamento SCEM che -nonostante il nome non ispiri fiducia- permette una maggior scorrevolezza nei 4 tempi del motore, equipaggiato con candele all’Iridium. Ad aumentare le prestazioni è stato installato un radiatore per il raffreddamento a liquido dell’olio, mentre la moto riceve una spinta più generosa ai bassi e medi regimi grazie allo scarico corto di tipo 4-2-1.
Spostando l’occhio sulla ciclistica troviamo un telaio a doppia trave in alluminio, più leggero rispetto a quello montato sulla GSX-R mentre rimane sostanzialmente invariato il forcellone, sempre in alluminio.
La GSX-S1000 si fregia di sospensioni Kayaba (KYB) regolabili sia nel precarico che in estensione e compressione, grazie ad una forcella a steli rovesciati da 43mm all’anteriore ed un monoammortizzatore anch’esso del tutto regolabile.
La taratura di base è un po’ morbida se confrontata con l’esuberanza del motore, ma -anche a noi che le sospensioni non le abbiamo studiate- basta qualche click per rendere l’avantreno più rigido e preciso . Di contro, la moto non tende a “sedersi” quando si spalanca il gas, il che è un’ottima notizia per chi non vuole ritrovarsi costantemente col muso della moto sparato verso il cielo.
Alla frenata troviamo un poderoso impianto Brembo per l’anteriore, con pinze monoblocco a 4 pistoncini ed attacco radiale a mordere dischi da 310mm, mentre -cosa che ci fa rimanere un po’ interdetti- al posteriore c’è una pinza singola Tokiko che, per quanto si tratti dell’impianto secondario, potrebbe essere più efficacie. Da segnalare anche la presenza dell’ABS Bosch, non disinseribile.
La GSX-S1000 pesa 209Kg in ordine di marcia, ma grazie alla lunghezza rastremata (2.115mm) ed al telaio, farla scendere in piega è tutt’altro che impegnativo.
COME VA?
La Suzuki GSX-S1000 non serve per fare il tempo in pista e, purtroppo, nemmeno per un viaggio fino a Caponord con il set di valigie. Se fosse solo per questo, si potrebbe obiettare che con il manico giusto per la prima e l’attitudine da fachiro per la seconda si può arrivare dappertutto. Infondo però, è la moto in sé che non serve davvero: chi vi fa rischiare l’acqua, il freddo ed un’ assicurazione proibitiva quando magari c’è un’utilitaria in garage?
È qui che la Suzuki GSX-S1000 mostra la magia delle due ruote, rivelandosi una delle moto più divertenti su cui abbiamo mai messo le mani.
Dopo una settimana di test fra trasferimenti in autostrada, i 30 chilometri per arrivare in ufficio e lunghe strade di misto stretto, possiamo affermare che questa moto è nata per divertire. Divertimento in senso assoluto, sempre, che nonostante alcuni piccoli difetti ci ha fatto amare davvero questa Gixxes.
Salendo in sella, a 810mm da terra, ci si trova in una posizione piuttosto comoda: la triangolazione con manubrio e pedane è ben congegnata, non caricata eccessivamente sull’avantreno a meno che si vada a cercare una posizione d’attacco per aggredire la strada. In questo caso poi interviene la sella, piuttosto morbida, che finisce in un buon sostegno apprezzabile nelle accelerazioni più brusche.
Il sound del motore è cupo, autoritario, e la strumentazione -completamente digitale- non lascia nulla al caso: è ben leggibile ed esente da vibrazioni con contagiri, contachilometri, contamarce, livello carburante, due parziali ed orologio, oltre al livello inserito per il Traction Control. Se nella GSX-R erano presente tre mappature, sulla nuova nuda di Hamamatsu esiste un Traction Control (disinseribile) impostabile su tre livelli. Il primo permette un grande slittamento del posteriore ed è pensato per l’utilizzo in pista, il secondo è per tutti i giorni e l’ultimo è stato concepito per le condizioni di meteo avverse. Il tutto funziona egregiamente in maniera poco invasiva e, tra un buon TC come in questo caso e diverse mappature, opteremmo sicuramente per il primo.
Dispiace davvero che l’ABS non sia disinseribile, perché su di una moto votata al divertimento –oltretutto per piloti smaliziati- giocare col posteriore regalerebbe quel briciolo di adrenalina in più. Il sistema di antibloccaggio al retrotreno interviene spesso, mentre per farlo azionare sul davanti serve una vera frenata d’emergenza.
La guida vera e propria invece è una questione d’istinto, follia e goduria. Impossibile andarci piano, quando il rombo cupo della GSX-S incita a ruotare la lunga -ottima per dosare l’erogazione- manopola del gas. La nuda divora le curve, l’asfalto e quant’altro.
Verso i cinquemila giri la moto cambia carattere, dà inizio all’assolo che raggiungerà il suo apice verso i 9.000, quando la poderosa accelerazione del quattro in linea si sfoga del tutto. Il cambio è esaltante, preciso all’inverosimile e molto rapido negli innesti, al punto da permettere di salire di marcia senza l’utilizzo della frizione.
Il freno motore è piuttosto dolce, rende continuità alla guida e, nonostante non esista un cupolino, anche dopo 400Km non siamo particolarmente affaticati. Le vibrazioni ci sono -per la precisione sulle pedane verso i 6.000 giri- ma niente di lontanamente paragonabile ad un monocilindrico.
L’avantreno poi è stabile, il che aiuta a nascondere il peso nelle curve più veloci. La moto infatti, complice il manubrio dall’ottima ergonomia, scende in piega in un’istante mantenendo la traiettorie anche in pendenza. L’ottima trazione poi si sente in uscita, quando si può aprire il gas e sorridere nel casco.
La nostra nuda soffre un po’ alle basse andature, in città, dove occorre pelare leggermente la frizione per tenere a bada i 105Nm di coppia del motore. Trattandosi di un mille è inevitabile che sia così, e la cosa è confermata dall’angolo di sterzo non proprio ampio. A stupirci in positivo, pensando alla cilindrata, ci ha pensato la voce consumi: a circa 130Km/h si fanno più di 20 chilometri con un litro, mentre dosando il gas ad andature più normali si possono raggiungere i 28 chilometri con un litro.
In Conclusione
Una moto istintiva, pura e divertente. Suzuki è riuscita a creare un prodotto emozionale e completo, che non fa rimpiangere la cavalleria di una sportiva né la comodità di una turistica. Sembra la moto che non può far nulla, ma ci si diverte facendo di tutto. Forse dieci giorni sono pochi per provarla, di sicuro non sono abbastanza per stancarsi di lei. è da comprare? Decisamente si.
Colorazioni, prezzi ed allestimenti
Abbiamo provato la Suzuki GSX-S1000 in questo azzurro MotoGP Replica, allestita da Valter Moto con portatarga basso, tamponi paracarena e leve paracolpi in Ergal che ha un prezzo di listino di 12.790€ IVA Inclusa, mentre la moto “di serie” costa 12.290€ ed è disponibile anche in rosso/nero ed in grigio/nero.
Pregi e difetti
Pregi
Divertimento puro, erogazione sempre piena
Dettagli curati ed ergonomia indovinata
Prezzo competitivo
Difetti
ABS non disinseribile
nessun riparo dall’aria
Per questa prova abbiamo vestito:
Casco: Caeberg EGO
Guanti: OJ Evolution Black/White
Pantaloni: OJ Jeans Breath
Stivali: Forma Naxos