Suzuki GSX-R 1300 Hayabusa – Long Test Ride

Suzuki GSX-R 1300 Hayabusa – Long Test Ride. All’epoca, fu la prima moto di serie a superare i 305 km/h, una soglia importante che ora – come sappiamo – non trova più posto nemmeno sui tachimetri delle moto giapponesi. Ma poco cambia perchè fino a quel limite imposto dall’elettronica le potenzialità del motore sono comunque di parecchio sopra le righe e bastano già alcuni dati per averne un’idea: 197,2 cavalli a 9.500 giri e 15,8 kgm di coppia di cui buona parte già disponibili al minimo dei giri. Il 4 cilindri da 1340cc non riesce a dissimulare le sue dimensioni seppur ben nascosto dalla carenatura che nel MY 2008 è stata resa più filante e aerodinamica; e, aggiungiamo, decisamente più gradevole, sebbene resti di forte impatto, una di quelle cose che “o la ami o la odi” perché di certo non riesce ad amalgamarsi nella massa. Sembra disegnata dal vento – com’era intento delle “matite” Suzuki – e procede dal cupolino alla coda in un filante saliscendi di linee che terminano nel porta targa, posizionato particolarmente in basso. Di forte impatto gli enormi scarichi laterali che rendono inutile, dal punto di vista estetico, ogni lavoro svolto sul disegno del cerchio in lega che monta uno pneumatico da 200mm. Sembra molto lunga, e lo è (2195mm), e pure pesante, ed infatti lo è (243kg), caratteristiche che, unite al valore di potenza massima, non possono non mettere in soggezione. Ci piacerebbe poter dire che la posizione in sella metta a proprio agio chi voglia cavalcarla ma non è vero: posizione abbastanza distesa, peso caricato sui polsi, manubrio un po’ stretto, gambe non abbastanza strette a causa della larghezza del motore ma è buona la posizione delle pedane che permette una buona agilità in sella. Insomma la “Busa”, non ha voglia di dare tanta confidenza.

Prova su strada Sensazioni difficili da digerire, inizialmente; però, bastano pochi chilometri su strada per restare stupefatti non solo dalla generosità del motore ma anche dalla capacità di lasciarsi addomesticare. A differenza della sorella nuda, B-King, la Hayabusa sa essere docile e rassicurante nella guida serena e, sembra un controsenso vista la potenza massima, capace di lasciarsi montare anche da chi non è così esperto, come un cavallo che riesce a percepire lo stato d’animo di chi lo cavalca. Questo, di certo, salta all’occhio ma non è semplice descrivere in poche parole i molti aspetti di questo motore. Partiamo dalla coppia: semplicemente poderosa! I 4 cilindri spingono sempre e non è raro trovarsi a girare allegramente lungo un bel misto di montagna ma senza mai superare i 3.500 giri. Oltre a quella soglia c’è l’iperspazio. L’erogazione è fluida e regolare come un orologio, si patisce solo un attacco brusco quando si apre il gas da tutto chiuso, comportamento tipico della famiglia GSX-R ma ben lungi dall’essere definito fastidioso tanto che a volte nemmeno lo si avverte. Ottimo l’allungo nonostante non raggiunga regimi da supersportiva ma d’altra parte molti di quei giri sono sfruttabili solo in pista, considerato l’enorme valore di coppia. Peraltro, con un utilizzo turistico, non si dimostra nemmeno così assetato come potrebbero far pensare i dati tecnici del propulsore. In sella, l’impostazione è decisamente più sportiva che turistica, forse troppo per un mezzo che si posiziona nel segmento di mezzo, quello del turismo veloce; i polsi, infatti, dopo parecchi chilometri ne risentono, specialmente in percorsi lenti. Di contro, nel guidato veloce e nei tratti autostradali si riescono a riposare adeguatamente gli avambracci grazie anche alla protezione aerodinamica che possiamo definire ottima, caratteristica fondamentale per gli appassionati di girate da centinaia di chilometri. Va precisato che non è una moto da pista, il peso e sopratutto la lunghezza si sentono ma d’altra parte un tale assetto regala una stabilità eccezionale, specialmente a velocità non proprio da codice. Unico neo lo possiamo trovare nella frenata che nella prima parte di corsa della leva dimostra poco mordente, anche se strizzando a dovere compie il suo lavoro egregiamente. In conclusione, abbiamo provato una moto che rappresenta di certo una nicchia e non fa certo i numeri delle sportive o delle naked ma è in grado di accontentare quella schiera di appassionati viaggiatori a cui non piace stare in coda alle tourer e che sentono all’abbigliamento in tessuto preferiscono la tuta in pelle con le saponette rigorosamente grattuggiate.

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