Suzuki Inazuma 250: non chiamatela downsize

Suzuki Inazuma 250
Una piccola naked stradale, 250 cc di cilindrata e poco più di 180 kg di peso in ordine di marcia, con la sella a soli 780 mm da terra e un prezzo franco concessionario di 3.990 euro.
Attenzione però, tutto questo non nasce dall’esigenza di rispondere alla crisi, ma da una scelta ben precisa di Suzuki, che ha voluto realizzare un mezzo che andasse a occupare una precisa posizione nel mercato. Nessun “downsizing” quindi, ossia quella deprecabile idea di offrire meno per far pagare meno, ma una moto che si rivolge a un pubblico ben preciso. Per altro in Suzuki sanno come si fa, come hanno già dimostrato in passato con la TU250, un mezzo tanto snobbato dalla carta stampata quanto apprezzato da motociclisti (e soprattutto motocicliste) di tutte le età.
Ecco allora la Inazuma, che in giapponese significa lampo, che oltre alle caratteristiche già accennate offre un bicilindrico fronte marcia raffreddato a liquido da circa 25 cv a 8500 giri e 22 Nm di coppia a 6500 giri, euro 3, con consumi record di 30,5 km/litro secondo la normativa WMTC (World Motorcycle Test Cycle).
Un mezzo in definitiva che costa poco al momento dell’acquisto e altrettanto nella gestione ma che non offre poco. La linea richiama quella della B-King soprattutto nella parte frontale e nel serbatoio, cosa che la fa sembrare “più grande” di quanto non sia, cosa a cui contribuisce anche lo scarico cromato 2-1-2. Il motore è totalmente nuovo, molte parti sono realizzate in lega di alluminio (pedane, maniglione posteriore) come le ruote da 17″ mentre per fermarsi ci si affida a due dischi, quello anteriore da 290mm quello posteriore da 240. 
La Suzuki Inazuma 250, disponibile presso i concessionari da fine ottobre 2012 nell’unica colorazione nera, prevede due versioni, Standard e Plus che offre portapacchi, bauletto e cavalletto centrale a 4.290 euro. Volendo sono disponibili altri accessori, come le barre paramotore e la piccola “unghia” copristrumenti. La Inazuma viene prodotta interamente in Cina, ma materiali impegati e qualità costruttiva sono decisamente giapponesi.

Suzuki Inazuma 250: come va su strada
Appena avviato il bicilindrico frulla talmente silenzioso che viene da chiedersi se è acceso… la posizione in sella è raccolta ma comoda, in grado di ospitare persone di un po’ tutte le taglie. La frizione è molto morbida (anche sul modello provato da noi staccava un po’ troppo tardi, nulla che non fosse risolvibile in due minuti e un chiava inglese), la strumentazione oltre che completa (con anche l’indicazione della marcia inserita) è ben fatta e leggibile in tutte le condizioni di luce così come molto funzionali sono gli specchietti retrovisori. Il piccolo bicilindrico ha bisogno di girare piuttosto alto e non solo se si vogliono sfruttare tutti i cavalli a disposizione; la Inazuma prende i giri abbastanza rapidamente, ma diciamo che il range di utilizzo va dai 5000 in su, anche se è meglio tenerla un po’ più in alto. C’è di buono che si può riprendere tranquillamente da meno di 3000 giri in sesta (circa cinquanta all’ora) e la progressione è senza impuntamenti o indecisioni, ma comincia a essere significativa dai 7-8000 giri fino ai 10500. Ovviamente usandolo così in alto il motore regala qualche vibrazione in più, ma niente di fastidioso. Usandola nel range ottimale tra i 6000 e i 9000 giri la Inazuma è pronta e scattante, anche se con una velocità massima prossima ai 140km/h non ci si può certo aspettare prestazioni mozzafiato. D’altra parte non è questo il suo obiettivo, e di conseguenza è praticamente impossibile essere messi in difficoltà, anche perché la ciclistica è all’altezza della situazione. I freni si comportano egregiamente, anche se l’impianto è certamente più votato alla modularità che alla potenza, per cui in caso di bisogno occorre aggrapparsi con decisione alle leve per ottenere decelerazioni significative. Anche in questo caso l’obiettivo è non mettere in difficoltà, tanto più che chi cerca la staccata al limite difficilmente sceglie un mezzo simile… Nel traffico cittadino la Inazuma è agile come una bici, sicuramente più di tanti scooter, e nelle strade extraurbane sa essere anche divertente. Il suo regno (oltre alla città) è senza dubbio il misto stretto, e più è stretto più è divertente, perché la Inazuma si lascia spostare senza fatica e sempre con un buon feeling soprattutto sull’anteriore. Insomma, non nascondiamo che se siamo partiti un po’ scettici siamo tornati decisamente convinti: un mezzo facile, ben rifinito, curato (anche se alcuni aspetti estetici non ci hanno convinto, soprattutto per quanto riguarda gli accessori) facile da guidare in tutte le situazioni e che può tranquillamente portarvi al mare o in montagna… a patto ovviamente di non avere troppa fretta. Unico difetto riscontrato nel corso della nostro breve giro è la difficoltà a trovare la folle a motore caldo, soprattutto se ci si ferma con una marcia alta inserita si fa un po’ fatica a riportare il cambio in prima. 
Un’ultima nota sul nome: Inazuma. Come detto in giapponese significa lampo, il che potrebbe stridere un po’ con le prestazioni del mezzo, ma nella cultura giapponese il fulmine è ciò che annuncia l’arrivo delle pioggie, quindi è segno di fertilità e abbondanza. Da luglio sono ben 4.000 le Suzukine vendute nella terra del Sol Levante, da noi contano di immatricolarne un migliaio nel corso del 2013, un numero importante ma sicuramente all’altezza del rapporto qualità/prezzo offerto.

Abbigliamento utilizzato per la prova:
Casco: X-Lite X702
Giacca: Spidi Netforce h2out
Pantaloni: Spidi Snap in tessuto
Guanti: Spidi Trophy H2out
Stivali: Stylmartin Delta
Paraschiena: Dainese Wave11
Sottotuta: Dainese Climate

 

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