Suzuki Intruder M1800R – Long Test Ride

Suzuki Intruder M1800R – Long Test Ride. “Esagerata” non è abbastanza esagerato come aggettivo. E per capire a chi vuole dar fastidio, non serve scorrere tanto il listino moto, l’Intruder così vestita (rispetto alla più classica sorella C1800R) va ad insidiare i 3 modelli della famiglia VRSC di Harley Davidson, ad esempio la Night Rod Special.

All’estetica tradizionale ma volitiva si associa una moderna tecnologia, il cui cuore pulsante è il possente motore da 1.783 cc V-Twin DOHC a quattro valvole per cilindro dotato di un avanzato sistema elettronico di gestione del motore e dell’iniezione. I pistoni da 112 mm di diametro forgiati in lega d’alluminio sono montati su imbiellaggi a corsa lunga (90,5 mm), per un rapporto alesaggio/corsa di 0,808:1 e un rapporto di compressione di 10,5:1. Questi pistoni sono, tra quelli utilizzati su motorizzazioni a benzina, i più grandi al mondo ed hanno tre fasce elastiche cadauno ed un profilo ad alto scorrimento per ridurne l’attrito di funzionamento. Il segmento superiore di compressione ha sezione ad L, in modo da ottimizzare la tenuta in fase di scoppio.

Il sistema che gestisce il motore ed l’iniezione digitale nella M1800R utilizza un microprocessore da 32 bit, che garantisce una corretta erogazione di potenza e risposta all’acceleratore, riducendo consumi ed emissioni. Ciascun cilindro ha un proprio corpo farfallato a doppia farfalla (Suzuki Dual Throttle Valve) da 52 mm di diametro, con iniettore multiforo ed un proprio sensore di pressione aria aspirata. La farfalla principale è comandata tramite la manopola dell’acceleratore, mentre quella secondaria viene controllata dalla centralina motore, che in base alla posizione della farfalla primaria ed al regime del motore, provvede ad aprire o chiudere progressivamente il condotto, in modo da mantenere l’appropriato volume di aria aspirata. Il sistema controlla l’iniettore in tempo reale in base a regime del motore, pressione d’aspirazione e posizione dell’acceleratore. Un sistema automatico di controllo del regime del minimo (ISC – Idle Speed Control) regola il volume d’aria attraverso i circuiti del minimo del corpo farfallato, assicurando la stabilità del minimo e migliorando l’avviamento a freddo.

Il telaio a doppia trave è realizzato in acciaio ad alta resistenza. Il grande serbatoio carburante da 19 litri è sormontato da un quadro strumenti cromato che contiene il contagiri analogico tachimetro, il contachilometri, l’orologio e l’indicatore del livello del carburante, con spie per indicatori di direzione, abbagliante, folle e riserva del carburante.

Prova su strada
Ogni tanto, parlando di certe moto, c’è un concetto che va ricordato: “prima di salire in sella, ricordate di resettare ciò che sapete sulle moto. Questa è un’altra cosa”. Ecco, un concetto che vale anche per la Intruder M1800R, un “essere” gigantesco da 319 kg a secco, 1800cc di cilindrata e quasi 2 metri e mezzo di lunghezza massima, una Smart è meno impegnativa da parcheggiare. Non aspettatevi pieghe da sportiva, impennate o stoppies. Un mezzo di queste dimensioni va guidato per quello che è. Allora, ma solo allora, vi potrete godere un tale bestione che da l’impressione di poter passare attraverso i muri, tant’è massiccio.
Innanzitutto, va detto che quelli che su un’altra moto sarebbero considerati difetti, quì sono caratteristiche: riparo aerodinamico scarso, spazi di frenata lunghi, angoli di piega quasi nulli, interasse infinito, peso incalcolabile. Ma chi cerca una power cruiser di questo tipo non se ne cura, anzi, cerca quasi l’opposto di quello che cerca un motociclista abituato agli altri generi. E poi, queste moto – specialmente l’Intruder – è, nel senso che coincide con, il suo motore: un mostruoso bicilindrico da 125 cavalli e coppia massima disponibile a 3200 giri/min ma mai dichiarata dalla Casa; ad ogni modo, vi assicuriamo che ci si potrebbe trainare agilmente una roulotte lungo la salita per il Passo dello Stelvio. Le partenze ai semafori sono una sgommata continua con buona pace di chi si spaventa per l’improvviso lungo fischio del pneumatico posteriore sull’asfalto. La seduta è comoda, per quanto possa essere comodo avere le natiche un metro indietro rispetto a mani e piedi che sono particolarmente avanzati. L’unico difetto che riteniamo di dover segnalare è la leva della frizione, non regolabile e dalla corsa piuttosto lunga e dall’azione per nulla progressiva.

La M1800R è dotata del nuovo sistema di frenata combinata Suzuki SCBS. Il sistema frenante della M1800R, oltre alle pinze radiali, presenta  all’anteriore doppi dischi flottanti da 290 mm con pinze a 3 pistoncini ad alesaggio differenziato specificatamente sviluppate da Nissin per questa applicazione. Quando si agisce sulla leva del freno anteriore, vengono azionati i due pistoncini esterni di ciascuna pinza. Al posteriore un singolo disco da 275 mm è comandato da una pinza Tokico a doppio pistoncino (30,23 mm di diametro). Quando si aziona la leva del freno combinato, vengono attivati entrambi i pistoncini posteriori e quello centrale di ciascuna pinza anteriore. La pressione del fluido idraulico viene equamente ripartita sulla pinza posteriore e su quelle anteriori tramite un ripartitore di frenata. Il risultato è una frenata adeguata nonostante la massa enorme della Intruder, a condizione, però, di non tirarle il collo chiedendole poi frenate da sportiva.

Insomma, una moto veramente mostruosa per le sensazioni che sa offrire quando si apre il gas ma anche per le dimensioni davvero enormi. Un consiglio: munitevi di parecchi piolini di scorta per le pedane, bastano poche curve per consumarli con metri di coreografiche scintille!

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