Il viaggio, in moto, assume un ritmo diverso: diventa più grande, si distende fra più momenti ed offre lunghi attimi di meditazione. Viaggiare in moto impone un tributo di bagagli e cianfrusaglie sull’altare della spensieratezza. Due valige laterali, un piccolo zaino e una borsa sul serbatoio sono quanto basta per partire. La nostra Suzuki V-Strom 1000, versione XT con i cerchi a raggi e una dotazione da Gran Turismo, è la moto perfetta.
Prima di raccontarvi di un percorso lungo tutto il Peloponneso (in basso trovate l’itinerario), della bellezza mozzafiato delle spiagge, dell’attitudine della moto e della bontà del cibo, proviamo a fare un piccolo gioco. Gli abitanti di queste terre sono tra i popoli meno stereotipati da noi italiani: dove inglesi, francesi, spagnoli, tedeschi, scandinavi e altri ricevono una descrizione semplicistica e poco lusinghiera, i greci restano confinati nel film “Il mio Grosso, Grasso Matrimonio Greco”, che sarebbe come se la nostra cultura nel mondo venisse esportata attraverso l’ultimo dei Vanzina. Proviamo, quindi, a raccontarvi Il Greco attraverso le abitudini dei guidatori incontrati durante il viaggio.
1. I Greci fanno le cose, tutte le cose, con calma
Il Greco non ha fretta, è la perfetta antitesi del milanese in sovraccarico da stress. Sappiate quindi che c’è qualcuno che cerca di riequilibrare le vostre continue conference call per un fare push ASAP al team di brainstorming in briefing. Ed è fantastico. Gli automobilisti, almeno nel Peloponneso, hanno accesso a strade meravigliose e perfettamente asfaltate, chilometri di seta snodata tra le montagne e il mare. I limiti di velocità sono severi, a tratti fuori luogo, ma nessuno sembra farci caso. Tutti procedono, salvo rarissime eccezioni, ad una velocità compresa tra i 35 ed i 55 chilometri orari. Perché non hanno fretta e non amano correre.
2. La religione è molto sentita
Lungo la strada compaiono continuamente piccole e grandi chiese ortodosse e non è raro che alcuni automobilisti si fermino per una preghiera. La religione è molto sentita, pensate che in Grecia c’è una chiesa pro capite. Allo stesso modo, più del 70% dei greci abitano tra Atene e Salonicco. Nonostante la grande partecipazione popolare quindi, nel Peloponneso ci sono più chiese che credenti. Come in America con i fast-food.
3. Il Greco è gentile, gentilissimo con il prossimo
Cose incredibili accadono sulle strade del Peloponneso. Gli automobilisti che vengono superati su meravigliose strade in mezzo al nulla frenano con decisione per agevolare il sorpasso. Allo stesso modo agli incroci, per farvi capire che vogliono darvi la precedenza, si prodigano in vistose retromarce, quel paio di metri dietro al segnale di stop. Quando, con una calma che è ormai giusto definire greca, ci fermiamo per far passare i pedoni sulle strisce, loro cominciano a fare segni eloquenti: passate voi, dai, passate che qui non abbiamo fretta. Non esistono distributori self service, ma solo benzinai che si mettono a ridere se cominci a fare da solo. E tu, con il passare dei giorni, cominci a capire che hanno ragione loro.
4. Casco ben allacciato (al manichino)
Per vedere un motociclista con il casco abbiamo dovuto imbatterci in una pattuglia della marina militare in moto. Ma, a conti fatti, forse rischiano meno di noi: in molti viaggiano in motorino, qualcuno su vecchie dual e solo in pochi su maxienduro moderne. E sempre a velocità codice, se non qualcosa in meno. Ci è venuto il dubbio che proteggano maggiormente l’attenzione e la calma su di uno scooter anni Novanta che un casco in fibra di carbonio lanciato a 160Km/h in centro abitato. Non è poi difficile vedere auto e moto senza targa, o con la targa nascosta sotto il codone: a nessuno, comunque, sembra importare più di tanto.
5. I Complimenti
La V-Strom ha ricevuto un’interminabile dose di attenzioni e complimenti: in Grecia è la moto dei sogni perché viene vista come una splendida tuttofare, instancabile e poderosa. L’effetto GS (o Africa Twin che dir si voglia) in terra ellenica è tutto per la Suzuki V-Strom. Ancora una volta quindi, il Greco ha dimostrato che discendere da chi ha inventato democrazia, filosofia e poemi epici può consegnarti notevoli doti intellettuali anche ad otre duemila anni di distanza.
Oltre 3.000 chilometri partendo dall’Italia. La nave salpa da Ancona (almeno una, se non due al giorno) ed arriva a Patrasso in poco meno di 24 ore. Il giro Richiede circa 10 giorni per essere affrontato con relativa calma, con un paio di giornate di scarto si completa ugualmente. Le strade più belle sono quelle nell’entroterra, le spiagge più spettacolari quelle di Capo Matapan (a pochi metri dall’entrata nell’Ade) e Kyparissi. Bellissima e suggestiva, per quanto un po’ inquinata dal turismo, Monemvasia. La foto esotica la scattate a Voidokilià, i tuffi alla salentina li fate nella spiaggia di Foneas.
Partiamo la sera del venerdì dopo le ultime ore in ufficio, in direzione Ancona. Siamo un totale di 17, gli amici di sempre, divisi tra quattro auto e due moto. Il viaggio è stato minuziosamente pianificato durante i mesi invernali, la nave che partirà da Ancona sarà a Patrasso dopo una traversata di 23 ore. L’equipaggiamento sulla V-Strom è ridotto a qualche cambio, maschera subacquea ed un libro di Ohran Pamuk. Viaggiamo in due sulla moto, spesso riusciamo a lasciare lo zaino in una delle macchine.
Le prime ore di autostrada sono la prima liberazione: i chilometri scorrono mentre li guardiamo dall’alto della nostra maxienduro, che precede stabile sull’autostrada con il cupolino regolato nella posizione più alta. In questo caso la protezione dall’aria è ottima, mentre abbassando l’angolo del plexi (il tutto senza strumenti, in movimento) si può procedere vento in faccia, magari tra centri cittadini e percorsi di misto stretto.
Dopo le prime quattro ore di viaggio emergono altri aspetti fondamentali della moto: in autostrada si trotta attorno ai 5.000 giri, con il motore piuttosto a riposo, mentre le vibrazioni si avvertono solo leggermente sulle pedane (a regimi più elevati) e ad ogni modo la loro frequenza non infastidisce più di tanto.
La mattina siamo pronti ad imbarcarci sulla Olympia Cruise di Grimaldi, con il suo imponente caminetto rosso. Dopo Corfù e Igoumenitsa, la nave avvicina Patrasso costeggiando la costa albanese facendoci immaginare un prossimo viaggio attraverso i Balcani. Sbarchiamo nel primo pomeriggio, pronti a percorrere i primi chilometri verso Nauplia, prima tappa del viaggio. Per farlo ci sono due strade, la più rapida che segue la costa ed una panoramica, più lunga di un’ora, che passa per l’interno.
Ovviamente con le moto prendiamo la seconda. Bastano pochi chilometri per addentrarsi in uno spettacolare saliscendi fatto di paesaggi di rara bellezza, tra montagne in terra rossa ed una natura intensa e ruvida. Tenete presente che le strade, per conformazione, assomigliano a quelle dell’appennino tosco-emiliano ma hanno, dalla loro, l’ampiezza di un’autostrada ed il manto di un circuito. I tornanti ad ampio raggio invitano alla piega, i saliscendi continui fanno brillare gli occhi e le lunghe salite ci permettono di spremere il motorone della V-Strom.
In termini di guida emerge la grande manovrabilità della moto, leggera e agilissima tra le curve che, con un po’ di freno posteriore, si affrontano con grande precisione. Ad ogni curva ci sono almeno un paio di marce buone, con il motore che attorno ai 6.000 giri comincia a tuonare vigoroso fin quasi al limitatore. Insomma, puro spettacolo. Le valige ed il passeggero non “azzoppano” l’andatura come può accadere su moto meno strutturate: con qualche giro alla leva del precarico molla trovano comodamente posto. Arriviamo a Nauplia stanchi ma felici, l’appartamento è ben al di sopra delle aspettative (spenderemo, di alloggio, circa 130€ a testa per l’intera settimana).
Il giorno seguente visita a Micene, Sparta e Mystras, prima di arrivare a Gytheio in serata. Anche qui (tra Micene e Sparta) c’è una strada fantastica, forse la più bella mai affrontata in moto. Ne approfittiamo per testare un po’ meglio la moto nella guida dinamica. Il comportamento della forcella è ineccepibile, perché non è troppo sfrenata per una guida allegra ma nemmeno così rigida quando ci si trova su tratti di strada sterrata. Nella guida in piedi si potrebbe preferire un manubrio più alto per avere una postura più corretta e naturale, anche se va detto che sistemare i riser -ottenendo più carico sull’avantreno quando si è seduti- richiede pochi minuti di lavoro e che se siete un pochino meno alti di chi vi scrive (1,82 metri) potreste non averne bisogno.
Da Gytheio le mete da visitare sono tante e le strade percorse a dir poco incredibili. Dopo due giorni passati tra Kyparissi e Monemvasia, ci spostiamo verso la bella spiaggia di Foneas passando da Kalamata (si, dove fanno le olive, da comprare in quantità scomode) per arrivare in serata a Methoni, teatro di un Paneguri, il corrispettivo greco del Ferragosto.
Ormai la V-Strom sembra la compagna di una vita. Basta davvero poco ad affezionarsi al suo motore corposo e gentile, alle sue belle sospensioni e a tutte le coccole che ci regala. Ha, per fare un breve elenco, tre livelli di controllo di trazione (utilissimo su strade sporche o sotto la pioggia), le manopole riscaldate su due livelli, un solido cavalletto centrale e tanta elettronica, dal Low RPM Assist che vi aiuta a partire alzando i giri del motore allo stacco della frizione all’ABS Cornering, ovvero in grado di funzionare anche in curva per evitare un disastroso bloccaggio della ruota anteriore.
Il display digitale affiancato da un contagiri analogico è ben leggibile e chiaro, manca solo la spia arancione del carburante. Il livello viene infatti indicato con precisione (oltre 400Km di autonomia col pieno) e arrivati all’ultima “tacca”, comincia a lampeggiare. Vero è che ce ne siamo sempre accorti ugualmente, ma le abitudini sono difficili da mollare.
Gli ultimi giorni li passiamo rallentando il ritmo, in cerca di qualche souvenir per chi è rimasto in Italia e gustando il buon cibo greco. Su tutti la Friccassea di Vitello, il Saganaki e i Dolmades, oltre all’eterna Moussakà. I greci pasteggiano ad Ouzo, specialmente col pesce, con il quale è anche sacrosanto abbinare la Retsina, un vino bianco popolare e buono. Sul gradino più alto del podio, sua maestà la Melitzanosalata.
Siamo rientrati in Italia con la certezza di aver passato una delle vacanze più belle degli ultimi anni. Per la compagnia, per i luoghi e per la moto, da cui è stato veramente difficile separarsi. Chissà, magari un giorno…
MOTORE: | |
Tipo: | 2 cilindri, 4 tempi, raffreddamento a liquido 90° V-Twin |
Alesaggio per corsa: | 100,0 x 66 mm |
Cilindrata: | 1.037 cc. |
Rapporto di compressione: | 11,3 : 1 |
Potenza max e regime: | 74 kw a 8.000 giri/min. (101 CV) |
Coppia max e regime: | 101 Nm a 4.000 giri/min. |
Lubrificazione: | Con olio nel carter |
Accensione: | Elettronica |
Frizione: | Multi disco bagno d’olio |
MASSE E DIMENSIONI: | |
Lunghezza max: | 2280 mm (min) – 2335 mm (max). |
Larghezza max: | 930 mm |
Altezza max: | 1470 mm (min) – 1510 mm (max) |
Interasse: | 1555 mm |
Altezza sella da terra: | 850 mm |
Peso in ordine di marcia: | 233 kg |
Serbatoio carburante: | 20 litri |
Capacità lubrificante: | 3,5 litri |
CICLISTICA: | |
Sospensione anteriore: | Forcella telescopica a steli rovesciati completamente regolabile |
Sospensione posteriore: | Monoammortizzatore regolabile |
Ruota anteriore: | 110/80 R19M/C (59V) |
Ruota posteriore: | 150/70 R17M/C (69V) |
Angolo di sterzo: | 25° |
Angolo cannotto: | 30° |
Avancorsa: | 109 mm |
FRENI: | |
Freno anteriore: | Doppio disco |
Freno posteriore: | Disco singolo |
NORMATIVA: | |
Normativa di riferimento: | EURO 4 |
Valori CO2: | 112 g/km |
Consumo carburante: | 4,8 l/100km |
IMPIANTO ELETTRICO: | |
Generatore: | tre fasi A.C. |
Batteria: | 12 V |