Test Ride. È argomento ricorrente tra chi vuole cambiare moto, la scelta della cilindrata: ci si interroga spesso se sia meglio un’agile e leggera 600 o una più potente e reattiva 1.000, entrambe con pregi e difetti legati proprio alla cubatura del motore che rendono difficile la scelta definitiva. Conscia di questa problematica, Yamaha ha deciso così di colmare questo gap con un motore di media cilindrata che possa avere quanti più pregi possibili, e quanti meno difetti, delle due cilindrate: è così che sono nate le due gemelline FZ8 e Fazer 8.
Due moto, quindi, nate con l’unico intento di creare un mezzo che possa soddisfare tanto le esigenze di mobilità urbana, quanto quelle di relax e divertimento durante le gite domenicali o nel corso dei viaggi: la FZ8 leggermente più propensa al “fun riding” e la Fazer 8 un po’ spostata verso il viaggio, grazie al riparo aerodinamico offerto dalla semicarenatura.
Al di là di poche differenze estetiche, entrambe le moto poggiano sulla stessa grande esperienza di Yamaha nella progettazione e realizzazione di motori dalle alte prestazioni.
La linea è essenziale e ben distinguibile e prende spunto, più che dalla sorella minore FZ6, destinata a breve a terminare il suo ciclo di vita, dalla sorella maggiore, la nerboruta e potente FZ1.
Il motore, come dicevamo, è il nucleo attorno al quale si è sviluppata tutta la moto: un quattro cilindri in linea da 779 cc, 4 tempi raffreddato a liquido, capace di erogare fin a 106 Cv a 10.000 giri, con una coppia di 82 Nm a 8.000 giri.
Il propulsore è stato poi inserito in un telaio a diamante in alluminio pressofuso e la ciclistica è stata studiata appositamente per le caratteristiche di potenza e risposta del motore.
Troviamo così una forcella a steli rovesciati da 43 mm all’anteriore, con un’escursione di 130 mm ed una sospensione monocross a leveraggi progressivi, sempre con escursione di 130 mm, al posteriore.
Anche il reparto freni è ben calibrato sulle caratteristiche del motore e presenta un doppio disco da 310 mm con pinze monoblocco a quattro pistoncini all’anteriore e un disco singolo da 267 mm al posteriore. Inoltre, come detto recentemente e come riportato nell’articolo che trovate a questo link, entrambe le moto Yamaha sono equipaggiate con il nuovo dispositivo di antibloccaggio (ABS), studiato progettato direttamente dalla casa di Iwata.
Per garantire quelle caratteristiche di agilità e manegevolezza che giacciono alla base del progetto della FZ8 e della Fazer 8, si sono contenute le misure e centralizzate le masse, arrivando così ad avere una moto della lunghezza totale di 2.140 mm, con un interasse di 1.460 mm ed un’altezza della sella di soli 815 mm, così da garantire, grazie anche al serbatoio “Slim Fit”, a chiunque la facilità di toccare bene a terra, per il controllo totale del veicolo anche da fermo o nelle manovre.
I costi sono sempre giapponesi, ossia molto bassi e concorrenziali, e si attestano sugli 8.190 € per la FZ8 standard, 8.690 € per la versione ABS, mentre per la carenata Fazer 8 si devono pagare 8.690 € per la versione base e 9.190 € per quella ABS, tutti prezzi franco concessionario.
In strada. Salendo sulla FZ8 o sulla Fazer 8 le prime sensazioni, quelle dettate dalla posizione in sella, sono pressoché identiche: entrambe le moto non costringono ad una posizione caricata in avanti, ma al contrario consentono una postura confortevole, con le gambe non troppo piegate, neanche per i più alti e con la facilità di toccare bene a terra, come detto, grazie al serbatoio “magro” ed alla sella rastremata.
Altra cosa che non le differenzia è la risposta del motore, ovviamente, che risulta ben calibrato per tutto l’arco di erogazione: parte morbido e già intorno ai 2.000 giri comincia a spingere, progressivamente ed uniformemente, per arrivare ad essere corposo intorno ai 5.000/6.000 giri e “urlante” ed aggressivo da dopo i 7.000 fino all’intervento del limitatore, fissato agli 11.000 giri.
Per trovare qualche differenza sostanziale tra la FZ8 e la Fazer 8, bisogna contestualizzarle nel loro utilizzo. La nuda FZ8 si comporta egregiamente nello stretto, tanto che sia quello cittadino del traffico di auto, quanto quello di curve e tornanti al di fuori delle metropoli: i cambi di direzione sono rapidi ed avvengono grazie a semplici accenni che il pilota dà nella guida e si riescono a chiudere traiettorie molto strette, mentre in sella alla Fazer 8, che presenta il cupolino che rimane indipendente dal manubrio, riesce a dare il meglio di sé sulle curve veloci e nei tratti autostradali dove la protezione aerodinamica deflette l’aria al di sopra delle spalle del pilota e consente quindi una maggiore rilassatezza a velocità elevate mantenute per lungo tempo, pur garantendo una buona reattività ai cambi di direzione ed alla discesa in piega.
L’impianto frenante è ben calibrato sulla potenza del motore e l’ABS, che interviene quando si “strizzano” i freni troppo bruscamente, le mantiene stabili ed in traiettoria, risultando non troppo invasivo.
Gli intenti di Yamaha di creare una stessa moto in una duplice versione, una più propensa alla città ed al misto stretto e l’altra più turistica e comoda per i viaggi, anche in coppia, vengono quindi ben espressi dalle due medie di Iwata. Se si risolve però così l’annosa questione sulla cilindrata ottimale di una moto, tra un 600 ed un 1.000, si presenta ora una nuova controversia: quale sarà la Yamaha 800 più adatta alle vostre esigenze? Questo, ora, sta a voi deciderlo.
Abbigliamento usato nel test
Casco: X-Lite X-801RR
Giacca: Dainese
Guanti: Dainese Sprog Gore-Tex
Stivali: Dainese Torque In