La 24 ore di Le Mans
Si è conclusa con la tripletta di Audi R18, la 24 ore di Le Mans edizione 2012. A vincere è stato l’equipaggio di Lotterer-Fassler-Treluyer, che ha preceduto l’altra Audi R18 E-tron di Kristensen-Capello-McNish, distanziata di un giro. Terzo gradino del podio per l’equipaggio Audi Sport Nord America, con la R18 Ultra guidata da Rockenfeller, Jarvis, Bonanomi. E sarebbe potuto essere un poker, se Gene a due ore dalla fine non avesse rovinato tutto andando a toccare le barriere della chicane Forza Motorsport. Brividi anche per McNish, sempre in dirittura d’arrivo. Nel tentativo di recuperare terreno sulla vettura di Lotterer al comando, lo scozzese ha sbattuto con la sua Audi R18 E-tron, rischiando di compromettere tutto. La perizia del box di Ingolstadt ha permesso all’equipaggio di Dindo Capello di rientrare in pista e chiudere a podio.
L’evento oltre la gara
Al di la del mero risultato finale vale la pena cercare di descrivere e trasmettere al lettore le incredibili sensazioni che si vivono alla 24 di Le Mans. Questa non è solo una gara automobilistica tra le più famose al mondo e tra le più dure ma è anche una autentica occasione di aggregazione tra persone tutte mosse da una unica immensa passione per il mondo delle auto. Ma c’è di più..molto di più di questo e solo andando sul posto si può capire cosa voglio dire. Molte persone arrivano all’interno dell’area del circuito giorni e giorni prima; montano tende, mangiano, bevono (tanto…), ballano e stanno insieme come fosse una lunga festa dove – a tratti- sembra che l’aspetto della gara passi in secondo piano. Si vedono famiglie intere arrivare con i mezzi più strani, con immense provviste di cibo e di birra senza curarsi del tempo alle volte non proprio clemente. Si organizzano concerti, momenti di aggregazione come poche volte ho visto.
Insomma una bellissima atmosfera nella quale la passione per i motori si fonde alla perfezione con la voglia di condivisione di qualche giorno tutti insieme. Quello che voglio dire che questa 24 di Le Mans è una esperienza unica e coinvolgente al di la del risultato finale della gara; a tratti in verità ho visto gente che era ben poco interessata alle auto ma che comunque faceva parte di un quadro e di uno scenario al cui fascino era difficile sottrarsi. Auto e gente stravaganti insomma ma autentico momento di passione che solo una gara così lunga può trasmettere. Una pur entusiasmante gara di Formula 1 per intenderci si esaurisce (per lo spettatore si intende) nell’arco di un paio di ore al massimo. Qui no è diverso, completamente diverso.
Team e box Nissan
La mia visuale della gara e dello spettacolo tutto è stato evidentemente influenzato positivamente dalla splendida accoglienza del team Nissan di cui sono stato ospite. Tutti i giornalisti hanno dormito in una tendostruttura che ha reso l’esperienza diversa da quelle cui siamo abituati e che l’ha fatta in qualche modo avvicinare (non troppo però) a quella di chi è stato per giorni e giorni in una vera tenda canadese non curante del maltempo.
Tutta l’organizzazione è stata perfetta ed è culminata con la visita al box Nissan e con l’intervista del progettista della (sfortunata) Deltawing. Accedere ai box è un po’ come passare i controlli in un aereoporto…non è cosa facile ma è giusto che sia così.
Una esperienza veramente unica durante la quale ho potuto respirare ciò che vivono i piloti ed i meccanici durante i loro riposi. Passione allo stato puro. Il prossimo anno ci tornerò di sicuro.