Dopo mesi di difficoltà, ora è arrivata la conferma: il ricorso al TAS voluto da Andrea Iannone contro i 18 mesi di squalifica per l’assunzione di sostanze dopanti nella stagione 2019 di MotoGP è stato accettato e ufficializzato. Ma se questa è la “bella” notizia, quella brutta è da far rabbrividire: l’appello al TAS, infatti, non è stato pronunciato solamente dal pilota di Vasto… ma anche dalla WADA, l’Agenzia Anti-Doping Mondiale che ha chiesto per Iannone praticamente il massimo della pena prevista in questi casi, vale a dire quattro anni di squalifica dal mondo delle corse.
La volontà, in questo contesto, sarebbe quella di mandare un messaggio agli atleti di tutto il mondo per far capire la pericolosità derivante dall’assunzione di sostanze di questo tipo per incrementare le proprie prestazioni durante le competizioni, il che definirebbe Iannone come una “vittima sacrificabile” per una buona causa. In ogni caso, la possibile conferma della condanna in questione (o di quella precedente dei 18 mesi) diventerebbe il colpo di grazia per la carriera del pilota abruzzese, che pregiudicherebbe il suo possibile, quanto incerto, rinnovo con l’Aprilia in MotoGP.
Non solo, la Casa di Noale in questa situazione arriverebbe addirittura a perdere parte della sua immagine e della sua credibilità, nonostante la recente ufficializzazione del rinnovo contrattuale fino al 2022 per Aleix Espargarò. Al momento una data ufficiale per l’udienza contro Iannone non è ancora stata stabilita: e l’agonia continua…