Ducati e Casey Stoner, perché sono saltati i test in Qatar?

Alla fine Casey Stoner non correrà una wildcard in Qatar, la cosa ormai è certa. A darne conferma è Davide Tardozzi, Team Manager di Ducati in MotoGP, lo stesso uomo che ha dovuto dire a Casey che non avrebbe potuto provare la Desmosedici GP il 6 ed il 7 marzo. L’australiano aveva preso un aereo per raggiungere il deserto di Doha un paio di giorni prima, mentre si svolgevano gli ufficiali IRTA, pronto per i test privati in cui avrebbe potuto guidare la nuova moto senza altri piloti in pista.

Il regolamento dice che una squadra non può effettuare dei test in un circuito che ospita un Gran Premio entro 14 giorni. In questo caso si comincia a contare dal giovedì di gara (17 marzo), quando i commissari effettuano le verifiche tecniche delle moto. L’unico modo per aggirare la regola è sperare che la Direzione Gara ne dia il permesso, ma non è stato così ne per Ducati ne per Yamaha, che aveva prenotato la pista per far correre Colin Edwards in vista della gara.

Il sunto di questa storia, oltre al fatto che Stoner proverà il 21 ed il 22 marzo, è che qualcosa dev’essere andato storto ai piani alti dell’organizzazione.

Ci sembra davvero difficile che sia Yamaha che Ducati abbiano avuto una svista da svariate migliaia di euro, che nessuno abbia detto nulla fino ad ora e che la cosa salti fuori proprio quando non c’è più tempo per prenotare. Possibile che i gestori del circuito di Losail e la stessa Direzione Gara non abbiano voluto dire nulla a Ducati? Difficile. Se il test di Yamaha era passato un po’ in sordina -per noi che non viviamo nel paddock- quello di Borgo Panigale era atteso più o meno da chiunque, a causa ovviamente del Canguro Mannaro in pitlane.

É possibile che i team siano stati abituati ad una Direzione Gara piuttosto indulgente, e bisogna ricordare che a capo dell’organo c’è Carmelo Ezpeleta: per la Dorna, i test di Stoner sarebbero stati l’ennesima mela dell’eden da offrire a chi non ha ancora comprato l’abbonamento. I tempi sul giro del due volte iridato poi avrebbero anche alimentato i dubbi sulla sua presenza in gara, ovvero altra pubblicità alla classe regina che sta per cominciare uno dei suoi anni più importanti. Alla luce di questo, è difficile che sia stata la Direzione Gara -a cui si sono appellati gli uomini di Borgo Panigale- a proferire un sonoro “no” all’australiano, quanto magari qualcun’altro.

C’è infatti una possibilità che la Honda -a ragione, ovviamente- abbia chiesto agli organi competenti che il regolamento venga rispettato. Difficilmente lo avrebbero fatto Yamaha, che aveva lei stesso prenotato la pista, e Suzuki che probabilmente non ha questo peso decisionale al secondo anno in MotoGP.

A pensar male spesso ci si azzecca, ma se così fosse non ci sarebbe nulla di male a non voler favorire i propri avversari. Che poi questo discorso rimanga nell’orbita di congetture e fantasie, non c’è dubbio. Ciò che davvero stupisce di questa faccenda è che, se contiamo dall’ultimo giorno di test IRTA (venerdì 4 marzo) fino al giovedì delle verifiche tecniche (17 marzo) i giorni sono 13. Ergo, anche i test ufficiali erano fuori tempo massimo.

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