Helmut Marko senza rispetto: “Camp COVID-19 per far infettare i piloti di F1”

Nell’universo Red Bull, la figura di Helmut Marko, consulente del team austriaco, ha sempre ispirato negli appassionati una certa autorevolezza decisionale, oltre a una strenua volontà… di dire le cose come stanno, senza peli sulla lingua. Da quando, però, l’emergenza Coronavirus ha messo in ginocchio il mondo della Formula 1, i suoi commenti hanno subito alimentato diverse critiche dalla maggior parte degli addetti ai lavori.

MARKO, VERSTAPPEN E IL CORONAVIRUS

Prima della partenza per l’Australia, infatti, Marko aveva commentato il Covid-19 come “una semplice influenza, che non costituisce assolutamente il pericolo che viene rappresentato in modo isterico e può distruggere la vita pubblica“. Una presa di posizione che si è spinta oltre quando Helmut ha detto la sua sulla situazione del proprio pilota, quel Max Verstappen che, alla viglia della partenza per il Mondiale 2020, ha manifestato una certa preoccupazione nei confronti dell’emergenza Sars-Cov-2.

Mi ha detto al telefono che è terrorizzato alla prospettiva di prenderlo – ha affermato Helmut Marko – E’ meglio se viene infettato il prima possibile! A 22 anni, non è una persona a rischio. Ma dopo sarebbe immune nella sua battaglia per il titolo“. Questo è niente, però, rispetto a quanto ha detto oggi in un’intervista alla televisione austriaca ORF!

Helmut Marko Red Bull

MARKO E IL “CAMP COVID-19”

Marko, infatti, ha spiegato il suo folle progetto di creare una sorta di “Camp COVID-19” con tutti i piloti di Formula 1, dove allenarsi e… infettarsi volontariamente al più presto con il Coronavirus, in modo da ottenere quell’immunità che permetterebbe loro di tornare a correre il prima possibile. “Abbiamo quattro piloti di Formula 1 e otto o dieci conduttori junior – ha spiegato il consulente della Red Bull – La mia idea è quella di organizzare un Camp in cui potremmo riempire questo tempo morto con un lavoro di preparazione mentale e fisica. E quello sarebbe il momento ideale per far prendere loro il virus“.

Il motivo di questa pazzia? “Questi piloti sono tutti giovani forti e in ottima salute. Contrarrebbero il Covid-19 in modo debole e sarebbero perfettamente pronti alla ripresa dall’attività sportiva, per quello che sarà probabilmente un Campionato molto duro non appena potrà partire“. Il risultato di questa iniziativa? Bocciatura totale, in primis da parte della Red Bull che non ne ha voluto nemmeno sentire parlare.

Helmut Marko Red Bull

F1 E MOTORSPORT: È ORA DI CAMBIARE!

Di fronte a tali affermazioni, possiamo capire quanto il mondo della Formula 1 sia ancora attaccato alla volontà di correre a tutti i costi, non tanto per far divertire il pubblico… ma per non perderci troppo in termini economici. In Australia ne abbiamo avuto una prima dimostrazione: fino a poche ore (se non minuti!) prima del via libera alle FP1, l’intenzione era quella di scendere in pista, magari a porte chiuse… perchè nessun organizzatore si voleva assumere la responsabilità di annullare l’evento a causa di una pandemia che, oggi, sta mettendo in ginocchio il mondo intero.

Se ciò non fosse bastato, le parole di Helmut Marko sono un’ulteriore riprova di quanto il Circus iridato anteponga i suoi fini economici alla salute di piloti, addetti ai lavori e appassionati che, ogni anno, si radunano sulle tribune dei circuiti di tutto il mondo. Qualche esempio? Williams e Racing Point sono a un passo dal fallimento per la mancanza del ritorno di denaro da parte degli sponsor, per non parlare delle serie minori, che versano in una situazione ancora più drammatica e potrebbero non presentarsi nemmeno in griglia quando il Campionato riprenderà la propria attività. Anche la Pirelli, fornitore unico degli pneumatici P Zero, non è rimasta immune dal Coronavirus: l’introduzione della specifica da 18” sarà rinviata al 2021, mentre le 1.800 gomme che dovevano essere impiegate in Australia sono state demolite e riciclate, perchè toglierle dai cerchi avrebbe provocato degli stress eccessivi per essere riutilizzate in un altro Gran Premio.

F1 Pirelli Australia 2020

Insomma, una perdita di capitale nel mondo della F1 da far venire i brividi. Ecco il perchè della proposta da parte di Helmut Marko: un Camp per far infettare i piloti in modo che tornino a correre? Certo, per evitare il tracollo finanziario della massima serie automobilistica! Ma visto quello che sta accadendo nel mondo… di cosa stiamo parlando? Se si vuole dar comunque spazio al motorsport in questo periodo, perchè non incentivare le corse virtuali con il simulatore? Diverse realtà stanno spingendo molto in questo senso, che rappresenta probabilmente l’unico modo per poter alimentare questa nostra passione.

Se guardiamo a ciò che sta accadendo in Italia, ci sono aziende che sono state costrette a chiudere e non sono nemmeno sicure di riaprire dopo il Coronavirus, famiglie che non hanno più soldi per fare la spesa, ospedali che sono allo stremo per fornire assistenza e curare i malati in terapia intensiva. Sembra proprio che il mondo della Formula 1 viva per conto proprio, in un universo parallelo: in Australia, solo Lewis Hamilton è stato in grado di dire ciò che realmente pensava, vale a dire che i piloti della massima serie automobilistica erano a Melbourne “solo per il Re Denaro”. La nostra speranza? Che quando questo incubo sarà finito, la F1 e il motorsport in generale cambino passo e visione della vita: un modo di pensare genuino frutto di una riflessione interiore all’insegna della consapevolezza, che non si riduca a una semplice cifra a sei zeri da staccare con un assegno.

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