Jorge Lorenzo ha chiuso. Il 5 volte campione del mondo lascia la sella della sua Honda RC213V dopo un anno di frustrazioni e risultati troppo lontani dalle aspettative.
Lo annuncia il giovedì, la giornata che apre ai media il weekend della MotoGP di Valencia, ultimo Gran Premio della stagione 2019.
Lo fa un po’ a sorpresa e un po’ commosso, dopo aver dichiarato più volte di voler attendere l’arrivo del prototipo 2020 prima di prendere una decisione sul proprio futuro.
Jorge Lorenzo si ritira, non correrà in altre categorie. Lascia la massima categoria a 32 anni con cinque titoli mondiali vinti, tre dei quali in MotoGP. Parla deciso ed emozionato a colleghi, giornalisti, amici e manager riuniti in una stanza che di colpo sembra un po’ troppo piccola.
“Salve a tutti, grazie per aver accettato il mio invito. – le sue parole – Sono fiero ed orgoglioso di vedervi tutti qui, per me significa molto. Ho sempre creduto che queste fossero cose importanti nella vita. Quando cominci a correre nel mondiale, quando vinci la tua prima gara e quando arrivi al tuo primo titolo mondiale. E quando annunci il tuo ritiro. Come potrete immaginare non è facile per me, ma sono qui per annunciarvi che questa sarà la mia ultima gara di MotoGP e che sto per ritirarmi da pilota professionale.”
Che si dirà di Jorge Lorenzo? La storia ci consegna un Campione (non un grande pilota, come puntualizza sul suo casco) dal profilo difficile. Velocissimo in pista, millimetrico nelle traiettorie e costante nei tempi, a suo agio in fuga. A disagio invece ai microfoni, specialmente quelli italiani, spesso rivolti verso lo storico compagno di squadra.
Un carattere difficile reso più acerbo dal peso mediatico di un mestiere che viene giudicato dal mondo in cui tu, Lorenzo, figuri per molti come il cattivo da battere. Il biennio in Ducati ha cambiato Jorge ed il nostro modo di vederlo: più combattivo in pista, più sincero fuori. Liberato dall’ombra di Valentino Rossi si è trovato a dover capire una moto diversa e difficile dalla M1 con cui ha vinto tre campionati del mondo (2010, 2012 e 2015), operazione ancora più difficile quando sei il più pagato del circus.
La costante di Lorenzo è stata una sana testardaggine sportiva, quella che gli allenamenti del padre Chico hanno coltivato e che lo stile di guida mette in risalto. Ed è stato anche il modo del maiorchino di reagire alle difficoltà, agli infortuni e alle accuse. Oggi Jorge Lorenzo lascia la MotoGP come un campione e non come un gran pilota, ma ancor più come un pilota puro, senza filtri.