Ancora non si è cominciato a parlare, come l’anno scorso, del Valentino Rossi che con una decina d’anni in più dei suoi rivali riesce ad essere l’uomo da battere. Ancora no, ma la MotoGP 2016 sta per cominciare e di certo si tratterà di uno dei temi più ricorrenti. Il Dottore è ancora veloce, competitivo, ed a giudicare dalle sue parole ancora più motivato.
D’altronde, se ci chiedessero cosa serve per vincere in MotoGP, diremmo un 30% alla moto ed un 30% al talento del pilota, mentre il 40% alla testa. Beh, facciamo trenta anche per la testa, che effettivamente ci vuole anche un po’ di fortuna. Sul finale di stagione 2015 la paura di chi ama Valentino -ma anche semplicemente la MotoGP- era quella che Rossi non riuscisse a rialzarsi, a tirare il fiato e ributtarsi nelle corse.
In quest’intervista, tratta dal giornale Motosprint, Rossi parla con serenità del 2016 e del clamoroso finale di stagione 2015. Il messaggio è piuttosto chiaro: ora si gioca a carte scoperte, ed io non ho intenzione di essere gentile ed educato con gli avversari che non lo meritano. Forse il clima politicamente corretto dell’anno scorso, spesso esasperato, se ne sta per andare.
“Intanto… Va detto che andare d’accordo, avere un rapporto positivo, è una cosa conveniente per i piloti. In questo modo si perde meno tempo e si consumano meno energie a litigare e discutere con i giornalisti perché Marquez ha detto quello, io ho detto quello, lui l’altra volta aveva detto quell’altra cosa ancora… Almeno questo è quanto ho imparato in questi anni. Poi quando si è sul podio c’è un clima di euforia generale, ed è giusto così, perché piloti e team lavorano per quattro o cinque giorni e se si sale sull podio si è tutti contenti. E quando si è contenti si è anche più buoni… Però abbiamo visto che tante cose non erano vere”.
La tensione tra i piloti è altissima, come la vedi?
“Ognuno è libero di dare il massimo e battere l’altro. Poi da noi c’è anche la bega del “dov’è il limite”? Il limite è appoggiarmi sull’altro all’ultima curva, buttarlo fuori e vincere io? E’ giusto? Si può fare? Non si può fare? A volte sì e a volte no? Anche questo non è molto chiaro. E questo contribuisce a far salire la tensione”.
“Le brutte esperienze fortificano, vuol dire che quest’anno sarò molto forte. Molto difficile da battere. Mi sento molto motivato, contento di iniziare un’altra stagione e soprattutto di avere un’altra possibilità di lottare con Lorenzo e Marquez, che alla fine dell’anno scorso non si sono comportati bene”, Ha detto Valentino.
Qualche rimpianto per la conferenza di Sepang?
“Ho pensato molto a quello che è successo: ho anche pensato che forse sarebbe stato meglio non averla fatta, però dovevo farla. Avevo capito di essere fregato. Non volevo intimidire nessuno, ma solo richiamare l’attenzione della Direzione Gara”. Ricorda il nove volte iridato. “Avevamo parlato con loro, ma non ci avevano ascoltato. La vicenda poteva essere risolta parlando tutti assieme in Malesia. La sola consolazione è che poi tutto è venuto fuori”.
“Ho fatto tutto ciò perché la situazione era troppo evidente. Marquez ha cominciato già a Silverstone e poi a Misano ancora e da lì tutte le volte che ne ha avuto l’occasione. Così almeno è venuto fuori che cosa ha fatto davvero”.
“Sarebbe stato meglio che Marquez avesse fatto solo le sue gare. E’ stato chiarissimo quale fosse il suo intento, con la ciliegina sulla torta della gara di Valencia. Comunque… Secondo me questa cosa non è molto importante. Nel senso che il nostro rapporto umano, da quando è accaduto, non potrà mai essere recuperato”.
“Dovremo essere solo degli avversari, però mi piacerebbe che riuscissimo solo a concentrarci su quello. Più che su quelle stupidaggini tipo “ti do la mano, non ti do la mano”. A me piace più fare le cose vere. Ed è giusto così. Passi Lorenzo, che è il mio compagno di squadra, ma lui proprio no”.
Quest’anno si parla molto di mercato piloti, sembra che ci sia la possibilità di vederti in pista fino al 2018, come la vedi? Esiste la possibilità di passare alla Suzuki?
“Realisticamente le mie opzioni per il futuro sono Yamaha o il ritiro. Però… Mai direi mai. Chi lo sa. Ma non chiedetemi quando smetterò. Ho smesso di fare interviste perché mi sono stufato di sentirmi chiedere sempre questa cosa. Mi piacerebbe correre sino a quando sarò competitivo”.
Appuntamento per il 20 marzo, in Qatar.