E’ una questione annosa, pluridiscussa e tutto sommato irrisolvibile.
Cosa fa la differenza? Il pilota o la vettura?
Difficile risolvere il problema, quello che è certo è che c’è bisogno di entrambi i fattori. Un pilota mediocre con la vettura migliore o il campione con una vettura poco competitiva potranno tutt’al più ottenere qualche risultato a sorpresa, ma per competere nel campionato mondiale della massima espressione motoristica non si può rinunciare a nessuno di questi due elementi. Senna, Schumacher, e altri come loro si sono fatti notare correndo all’interno di scuderie non certo di primo piano e sicuramente non avrebbero portato a casa tutto quello che hanno vinto se fossero rimasti lì… allo stesso tempo i vari compagni di squadra di questi campioni, con materiale quanto meno simile, non hanno certo raggiunto risultati di rilievo… quindi, venendo a oggi, la domanda da porsi è: nella coppia Vettel/Red Bull e Alonso/Ferrari quali sono le percentuali da attribuire?
Qui il gioco diventa complesso… partiamo però da alcune evidenze.
La Red Bull è una vettura sempre all’avanguardia, molte scelte (talvolta al limite del regolamento, e anche più in là) sono state poi adottate da altre squadre, anche perché la scuderia austriaca ha l’innegabile vantaggio di poter concentrare tutti i propri sforzi sulla vettura intesa come aerodinamica, telaio, elettronica, dal momento che il motore fornito da Renault appare come uno dei più performanti del lotto. Red Bull anche quest’anno ha vinto (con una gara di anticipo) il mondiale costruttori, quello che al vecchio Enzo Ferrari interessava di più, a dimostrazione che quest’anno è la loro la vettura da battere. Considerazione che viene ribadita dai risultati raggiunti dai “secondi piloti”, come si può vedere dai grafici nella nostra fotogallery il confronto tra Mark Webber e Felipe Massa è piuttosto imbarazzante, a ulteriore dimostrazione che la vettura di Vettel e Webber è più performante della rossa di Maranello.
Veniamo ora al pilota di punta, Sebastian Vettel. Gli è stato spesso rimproverato di saper vincere solo partendo davanti a tutti, ma nel Gp di Abu Dhabi ha dimostrato che non è affatto così: partendo dai box e arrivando terzo dietro ad Alonso ha compiuto un’impresa come se ne ricordano poche nella storia della Formula 1, e meno ancora in quella moderna. Innegabile, per altro, che l’evoluzione tecnica della sua vettura ha fatto la differenza da metà stagione in avanti, passo in avanti che alla Ferrari di fatto non è mai arrivato, anche se certamente alcuni miglioramenti nel corso della stagione ci sono stati. La scuderia di Maranello infatti ha iniziato il mondiale decisamente male, partendo dalla dodicesima posizione in griglia Alonso è arrivato quinto, ma nella gara successiva lo spagnolo ha vinto malgrado partisse dall’ottava posizione. Un mondiale che ha visto 7 diversi vincitori nelle prime 7 gare ha senza dubbio premiato il pilota più costante, lasciando aperta a lungo la lotta per la vetta della classifica.
In definitiva azzardiamo un commento: se i due piloti che sono arrivati a combattere all’ultima gara sono Vette e Alonso significa che i due più forti in questo momento sono loro, ma siamo altrettanto convinti che se avessero corso a vetture invertite la coppia Alonso-Red Bull avrebbe già festeggiato il titolo, mentro per ora lo spagnolo deve sperare nella pioggia…