BMW Serie 3, test sull’evoluzione della specie

E’ un confronto per romantici dell’auto. Perché in questo rimbalzo fra passato e presente c’è comunque molto cuore. Protagoniste due Bmw – la mia 320d Touring del 2006 con cui ho percorso finora 623.000 km e la nuova 320d berlina M Sport xDrive avuta gentilmente in prova da Bmw Italia tramite la Ceccato Motors di Padova – per un insolito e curioso viaggio… nell’evoluzione della specie. Teso alla scoperta di come la tecnologia abbia modificato in questi anni i parametri del rapporto fra l’auto e l’automobilista. Soprattutto in termini di sicurezza.

Confronto romantico, perché alla mia vecchia 320d Touring – con cui ho girato mezza Europa, toccando anche luoghi remoti al di fuori delle rotte turistiche – sono particolarmente affezionato (600.000 km con una BMW 320d Touring – Infomotori ) sia perché è innegabile anche un certo legame affettivo con il marchio di Monaco, che risale a quando mio padre, verso la fine degli anni ’60, su mia insistenza acquistò una Bmw 320 berlina color argento (lo stesso della mia fedele Touring), auto che si rivelò un’esperienza appagante per papà, ma anche per me, fresco di patente, che qualche volta potei guidarla.


Premetto che la nuova media della Bmw la vidi per la prima volta in Portogallo, tra gli azulejos del centro storico di Coimbra, con le grandi scritte ‘Novo Serie 3’ sulle fiancate:
era appena stata presentata. Evidente il miglioramento estetico e l’armonia delle proporzioni nonostante gli 8 centimetri in più. La prima impressione riportata alla guida
della nuova 320d (provata in pieno inverno, con temperature rigide, neve e condizioni ambientali in genere sfavorevoli) è un grande senso di comfort e di sicurezza. Prevalenti
anche sullo spirito sportivo della vettura che tuttavia, grazie al brillante biturbo diesel da 190 CV (assecondato dal rapido cambio a otto marce Steptronic, azionabile anche da
paddle al volante), resta un plus di questo modello. Anche la Touring mi colpì subito per il suo carattere grintoso. La vidi per la prima volta, nell’autunno del 2005, all’ingresso del circuito di Misano, guidata da Max Gazzè. Pochi mesi dopo la presi e iniziai quell’avventura che mi ha portato a percorrere idealmente oltre 15 volte il perimetro della Terra.

La guida assistita è come un binario, un plus di sicurezza

Bastano pochi chilometri di strada per capire come i vari dispositivi di assistenza alla guida che arricchiscono la nuova Bmw serie 3 migliorino il modo di guidare. Come quello che mantiene in carreggiata l’auto correggendo energicamente lo sterzo quando, distratti, si tende a oltrepassare la linea di mezzeria o quella laterale; come l’allarme colpo di sonno o il sistema anti collisione che frena automaticamente l’auto nel caso il guidatore non si fosse accorto di un improvviso ostacolo o di una situazione di pericolo improvviso, come una colonna d’auto ferma sulla carreggiata in autostrada o, peggio, alle conseguenze che potrebbe avere l’attraversamento imprevedibile di un pedone in una situazione di visibilità ridotta.

Altro ausilio di indubbia utilità è il Gesture Control che permette di azionare comandi attraverso gesti con la mano o con le dita (il volume della radio, il cambio di emittente, l’avvio del navigatore per trovare la rotta verso casa). Consente di non distrarsi dalla guida. Contribuiscono a rendere più sicura la marcia anche le luci adattive laser, che seguono la sterzata e illuminano bene le curve. Quasi come poter orientare a piacimento una potente torcia. Fari laser che fendono il buio fino a 500 metri (c’è anche un sistema
automatico che regola l’uso degli abbaglianti). Efficace anche il sistema di protezione laterale grazie alle telecamere a 360 gradi. Se si parla di sicurezza poi non bisogna
dimenticare i risultati dei crash test che non lasciano dubbi sulla protezione offerta dall’auto. La nuova serie 3 nel 2019 si è meritata le 5 stelle.

In tema di sicurezza non posso lamentarmi nemmeno della mia Touring, resistita a due violenti tamponamenti degni di crash test. La vettura, che è del 2006, non godeva ancora
dei passi da gigante fatti dalla tecnologia. Però dispositivi come i sensori di retromarcia con rappresentazione grafica e avvisi sonori allora erano un’apprezzata novità. Come pure il navigatore Professional, completo anche se è un po’ macchinoso impostarlo.

Torniamo alla nuova serie 3. E che dire della retromarcia assistita che permette all’auto di ripercorrere al millimetro, a ritroso, gli ultimi 50 metri? Utilissima per esempio se ci si è infilati in un vicolo stretto. A tornare indietro ci pensa il Driving Assistant Professional. Come il dispositivo di assistenza al parcheggio permette di affidare all’auto in autonomia le manovre più impegnative. Di valido supporto pure l’Head-Up Display. Ovvero la proiezione virtuale davanti a sé, oltre il cristallo, delle informazioni relative a velocità, limiti e mappa di navigazione: il dispositivo permette di non distogliere lo sguardo dal proprio orizzonte di guida.
Ne avevo seguito la sperimentazione (del dispositivo, non di quello che oggi utilizza Bmw) negli anni ’90, in un’azienda veneta produttrice di cristalli speciali, quella blindò le auto di Reagan e di Gheddafi. Allora l’antesignano dell’attuale Head-Up sembrava una magia, oggi invece è una realtà di sempre più largo impiego, che si rivela molto utile. Come tanti altri ausili tecnologici (impossibile elencarli tutti) di cui la nuova Serie 3 provata è dotata. E che sono bene illustrati da una serie di video tutorial facilmente selezionabili nel display a vettura ferma. Le animazioni spiegano tutto in modo chiaro. Evitano di dover sudare le sette camicie per leggere fino in fondo il corposo libretto di istruzioni.

La prova del nove, anzi del ‘quattro’, sulla neve fresca

L’esperienza al volante della nuova serie 3 è diventata puro piacere nelle prestazioni. A cominciare dall’xDrive, una trazione integrale che però si distribuisce alle singole ruote in
modo variabile a seconda del terreno e delle condizioni di guida. Auto provata più volte sulla neve fresca e ghiacciata sull’Altopiano di Asiago e sui Colli Euganei. Senza registrare sbavature significative anche quando si è osato un po’ . Ottimi il grip e la tenuta di strada.
Auto muscolosa, come promette il suo design. Spinge forte fin dai 1500 giri e cresce, rilasciando in progressione tutta la sua potenza. Senza mai esagerare nei consumi: 15,4
km/l in città, quasi 20 su strade extraurbane e 16,5 in autostrada. La velocità massima supera i 230 km/ora. Forse conta di più conoscere i dati dello scatto: 0-100 in 7 secondi.
La frenata è ben calibrata, assicurata dalle vistose pinze freno in Red High che si intravedono fra i doppi raggi dei bei cerchi da 19” neri. Non c’è paragone, ovvio, con i 163 cavalli della mia Touring, che però, devo dire, nel tempo ha mantenuto la vocazione allo scatto. Tuttora in sesta (del cambio manuale) riprende in modo sorprendente. Il motore è ancora elastico a oltre 620.000 km.

Insonorizzazione: il silenzio giusto per dar voce all’Harman Kardon

A bordo la proverbiale silenziosità Bmw (era già buona nella mia 320d Touring) e l’alta qualità dei materiali rende il viaggio piacevole e ‘ovattato’. La ottima insonorizzazione
esalta anche la musica diffusa dall’impianto HiFi Surround Harman Kardon. Gradevole la possibilità di modificare l’illuminazione dell’abitacolo in varie colorazioni, di agire
elettricamente sul supporto lombare dei sedili anteriori o di aprire il bagagliaio semplicemente con un movimento del piede (se si hanno entrambe le mani impegnate).
L’Apple CarPlay, che sintonizza l’auto al telefono, è di facile gestione. Utile il carica batteria del telefono senza cavo. Modificabile a piacimento sia il cruscotto che il grande
display, impostabile a seconda delle informazioni a cui si preferisce dare priorità.
La versione M Sport, con il suo assetto ribassato e i suoi dettagli, accentua il carattere sportivo dell’auto. Ecco, questa media che dispone di un corredo tecnologico da auto di
categoria superiore, resta un’eccellenza nel suo segmento di mercato. La qualità si paga, certo. La Bmw 320d xDrive berlina costa di listino 47.750€; il modello da noi provato, un full optional color Sunset Orange metallizzato (1.100€) con interni pelle Vernasca nera con cuciture a contrasto blu (1.500€) più una ricchissima lista di accessori, arriva a costare 77.374 euro. Ricordiamo che oggi una vettura premium non si acquista in contanti ma attraverso formule di finanziamento come lo stesso Why-Buy Bmw che con rate molto interessanti vi permettono di guidare la stessa Serie 3 berlina 318d Business Advantage con un canone mensile di 280€. A titolo di curiosità ricordo che la mia Bmw Touring all’epoca, con il suo pacchetto di optional, da nuova valeva circa 43.000 euro.

Questo confronto non vuole paragonare l’imparagonabile. Ma due epoche. Due modi di guidare. Vuole misurare i progressi fatti, che sono molti e hanno permesso di mettere a
punto sistemi e dispositivi rivoluzionari, che peraltro costeranno sempre di meno con il vantaggio di poter essere applicati sempre di più nella produzione di serie. Migliorando la sicurezza e non solo. Se vogliamo trovare un comune denominatore tra le due Bmw è il loro stile dinamico.

Auto di personalità anche sotto il profilo estetico, grazie a un design fatto di nervature e profili armonici. All’epoca la mia Bmw 320d Touring si piccava della firma dell’architetto californiano Chris Bangle (che ora ha una casa anche in Monferrato, dove ha avviato il singolare progetto ambientale Big Bench Community Project, caratterizzato da iconiche panchine giganti inserite in modo originale nel paesaggio). La nuova serie 3 (è la settima generazione e si chiama G20) è più lunga e quindi è migliorata sensibilmente in abitabilità, per quanto il quinto passeggero sia ancora un po’ sacrificato. Lo stesso limite che ho riscontrato nella mia Touring, dove tutti passeggeri della parte posteriore viaggiano un po’ infossati…

In definitiva due grandi macchine se rapportate alle rispettive epoche. La nuova Serie 3 alza l’asticella su tutti i fronti, confermando come il marchio Bmw sia sinonimo di ricerca, di affidabilità e di prestazioni elevate. Un’auto da cui ci si aspetta molto e che dà molto. Senza voler stupire a tutti i costi, perché questo è il suo carattere, il suo Dna. Un’esperienza di piacevolezza di guida che dura da anni, in un rapporto quotidiano cresciuto – mi sia permessa la forzatura – sulla reciproca fiducia. In condizioni normali e talvolta anche meno normali, nella consapevolezza di poter contare in ogni situazione su un prodotto ben “pensato” e ben costruito, solido e di personalità. Dove stile, carattere e dotazioni tecnologiche sono coerenti con i valori e con la storia del marchio.

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