La notizia, riportata dal quotidiano La Stampa in un articolo a cura di Lorenzo Boratto, non lascia scampo a interpretazioni. Parte dei proventi derivati dalle più varie infrazioni al Codice della Strada vengono destinati a una pensione integrativa dei Vigili Urbani in maniera -e questa forse è la parte più spiritosa- perfettamente legale.
La manovra è resa possibile dall’articolo 208 del C.d.S. Del 30 aprile 1992 intitolato Proventi delle sanzioni amministrative pecuniare. Per chi volesse leggerlo per intero e sapere dove e in quale misura vengono spesi i soldi ricavati dalle sanzioni, è sufficiente collegarsi al sito web dell’ACI.
Nello specifico, il comma 4 recita che: “una quota pari al 50 per cento dei proventi spettanti agli enti di cui al secondo periodo del comma 1 e’ destinata: […] C) altre finalità connesse al miglioramento della sicurezza stradale, relative alla manutenzione delle strade di proprietà dell’ente, all’installazione, all’ ammodernamento, al potenziamento, alla messa a norma e alla manutenzione delle barriere e alla sistemazione del manto stradale delle medesime strade, alla redazione dei piani di cui all’articolo 36, a interventi per la sicurezza stradale a tutela degli utenti deboli, quali bambini, anziani, disabili, pedoni e ciclisti, allo svolgimento, da parte degli organi di polizia locale, nelle scuole di ogni ordine e grado, di corsi didattici finalizzati all’educazione stradale, a misure di assistenza e di previdenza per il personale .”
Per proventi si intendono tutti quegli introiti che vanno dal divieto di sosta all’eccesso di velocità, che siano contestati da Carabinieri, Polizia o gli stessi Vigili Urbani. Nel 2016 il comune di Cuneo ha fatto registrare 24.700 multe -oltre 10 al giorno- ed è riuscito accantonato una fetta di 41.000€ per i propri agenti in pensione, quindi 1.000€ a testa sotto forma di pensione integrativa. È evidente che questa cifra viene erogata solamente se tutti gli altri punti (sistemazione delle strade, corsi di aggiornamento, veicoli di supporto, prevenzione nelle scuole…) sono già stati coperti.
Se teniamo conto dell’enorme quantità di rilevatori di velocità non a norma -nascosti, non segnalati, in posizioni non idonee- utilizzati sistematicamente per battere cassa la cosa si fa ancora più controversa.
Immaginiamo cosa succederebbe se un professore universitario ricevesse, dall’università, parte dei proventi derivati dalle tasse imposte agli alunni. Qualcuno potrebbe contestare la bocciatura agli esami asserendo che si tratta solo di un modo per far pagare un altro trimestre. E aumentare così gli introiti.
In un sistema in cui può esserci -anche solo in una manciata di casi- una tendenza all’abuso di potere nei confronti del cittadino, una normativa simile non dovrebbe esistere. È il più classico dei conflitti d’interesse, il classico all’italiana.