Autostrade e pedaggi: le novità dal 2025

Dal 2025 cambierà il sistema di pedaggi autostradali in Italia. Una quota dei pedaggi sarà destinata allo Stato e utilizzata per investimenti autostradali. Questa novità deriva dal decreto Concorrenza, approvato dal Consiglio dei ministri e in attesa di essere convertito in legge. Tuttavia, le nuove disposizioni non si applicheranno immediatamente all’intera rete autostradale italiana di oltre 7.000 km, di cui più di 5.700 km sono soggetti al pagamento del pedaggio.

Nuovo Sistema di Ripartizione dei Pedaggi

Il nuovo sistema introdotto dal decreto Concorrenza prevede la suddivisione della tariffa autostradale in tre componenti:

  1. Componente tariffaria e di gestione – di competenza del concessionario.
  2. Componente tariffaria di costruzione – di competenza del concessionario.
  3. Componente tariffaria per oneri integrativi – destinata allo Stato (Ministero per le Infrastrutture e i Trasporti), finalizzata al recupero dei finanziamenti pubblici per la realizzazione delle infrastrutture a pedaggio.

Dal 2025, le concessioni autostradali non potranno avere una durata superiore ai 15 anni. Tuttavia, la concessione di Autostrade per l’Italia (Aspi), controllata dalla Cassa depositi e prestiti e partecipata dal fondo Blackstone, scadrà nel 2038. Aspi gestisce circa 3.000 km di autostrade in Italia. Il nuovo modello tariffario, già sperimentato su quattro concessioni, mira a garantire la concorrenza tra gli operatori, controllare i pedaggi per evitare rincari eccessivi, promuovere investimenti, assicurare la sostenibilità economica delle concessioni e potenziare i controlli statali sulla gestione delle concessioni. I proventi dell’extragettito, destinati allo Stato, saranno impiegati per realizzare investimenti autostradali, compresa la messa in sicurezza della viabilità locale, senza incrementare i pedaggi. Per le concessioni esistenti, rimarranno in vigore le regole attuali, con scadenze tassative per la revisione del Piano Economico Finanziario (PEF). Nei prossimi mesi, sarà valutata la congruità dei maggiori costi per investimenti presentati dai concessionari, con la possibilità di istituire un gruppo di lavoro interistituzionale a tale scopo. Le concessioni regionali, come la Pedemontana Veneta, non saranno interessate dalla riforma. Tra gli obiettivi principali della misura ci sono l’effettiva concorrenzialità tra gli operatori del settore, il controllo dei pedaggi, la promozione degli investimenti e il potenziamento dei controlli da parte dello Stato sulla gestione delle concessioni.

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