Prima si toglie… poi si torna a prendere: dopo la cancellazione degli arretrati non pagati e la possibilità di eliminare la contestata tassa per le supercar, il Governo italiano potrebbe presto tornare alla carica con una decisione che, se in vigore, farà certamente discutere. L’argomento è sempre quello del bollo auto, stavolta però in riferimento alle auto storiche con meno di 30 anni di età che, fino ad oggi, hanno potuto beneficiare di uno sconto del 50% sulla tassa di proprietà automobilistica: un’agevolazione sul bollo auto che dal primo gennaio 2022 potrebbe decadere, a causa di tre specifici emendamenti presentati di recente in Parlamento.
Il testo della proposta, firmata da Italia Viva, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, riguarda l’abolizione “della riduzione della tassa automobilistica per particolari categorie di veicoli inquinanti“, in riferimento alle auto dai 20 ai 29 anni e munite di regolare certificato di interesse storico e collezionistico (in aggiunta al tagliando sul libretto di circolazione, maggiori informazioni su come leggerlo in questo articolo) rilasciato, per esempio, dall’Automotoclub Storico Italiano. Salvi invece, ma solo per il momento, quelli oltre i 30 anni di età, per i quali è previsto il versamento di una tassa annuale di 25,82 Euro (per le automobili) o di 10,33 Euro (per le moto) in caso di utilizzo su strada.
Se tale emendamento fosse votato a favore in Parlamento, l’agevolazione del bollo per le auto storiche andrebbe a decadere e verrebbe sostituito dal pagamento integrale della tassa, in nome di un’incidenza ambientale a causa delle emissioni nocive disperse nell’aria assolutamente poco rilevante. Secondo quanto contestato dall’ASI, infatti, le auto che sfruttano questa tutela fiscale sono “lo 0,14% dei 47.564.572 autoveicoli circolanti in Italia e l’1,12% dei 5.908.824 autoveicoli ventennali, con chilometraggio annuo di appena 1.000 km a seconda dell’utilizzo“.
“L’emendamento potrebbe avere effetti gravissimi nel settore, e non solo sul piano economico – ha affermato il Presidente dell’ASI Alberto Scuro – Si andrebbe anche a minare il valore culturale, attuale e futuro delle auto storiche, a fronte di benefici per lo Stato praticamente inconsistenti. Si verificherebbero anche pesanti ricadute sull’intera filiera professionale collegata al settore, con il rischio di una dispersione del nostro patrimonio e di una diminuzione delle prospettive occupazionali per molti giovani che vogliono lavorare nel mondo dei veicoli storici“. Insomma, secondo l’ASI il gioco non varrebbe la candela: ora resta da vedere cosa deciderà il Parlamento…