Se state pensando di convertire la vostra auto a motore endotermico in un veicolo 100% elettrico, allora è meglio se continuate a leggere questo articolo: dal 1° ottobre, infatti, scatteranno le nuove norme sul cosiddetto “retrofit“, definito in via ufficiale come Sistema di riqualificazione elettrica dei veicoli appartenenti alle categorie L, M (M1, M1G, M2, M2G, M3, M3G) e N1-N1G, che coincidono sostanzialmente con tutte le auto, le moto e i furgoni da trasporto con massa complessiva inferiore alle 3,5 tonnellate.
Rispetto a quanto già si conosce in materia, il nuovo Decreto sottolinea che la trasformazione da endotermico ad elettrico deve avvenire attraverso l’installazione di un motopropulsore elettrico comprensivo di convertitore di potenza, pacco batterie e sistema per la ricarica – opportunamente cablati e gestiti da una specifica elettronica di bordo. La conversione deve essere svolta “a regola d’arte” da un installatore certificato indicato da chi ha prodotto le varie componenti della powertrain e non deve in alcun modo compromettere le caratteristiche originali del veicolo in termini di performance e, soprattutto, di sicurezza durante la circolazione su strada.
Il retrofit elettrico, inoltre, deve ora essere preceduto esclusivamente dall’apposita domanda da trasmettere alla Motorizzazione, la quale non richiede il contestuale nulla-osta che bisognava richiedere in precedenza al Costruttore del veicolo. L’ultimo appunto, infine, riguarda il fatto che la conversione, una volta portata a termine, è permanente: se installata, la powertrain non può essere successivamente sostituita con il motore endotermico originale.