Paolo Andreucci, nove volte campione italiano rally e pilota ufficiale Peugeot Sport Italia ci racconta i progressi tecnici nella direzione della sicurezza.
“La sicurezza, nei rally e nelle competizioni sportive in genere, è quanto mai di forte attualità in questo periodo. I recenti fatti accaduti mi hanno fatto tornare in mente quanto sia progredito il livello di sicurezza delle vetture ove spesso ci si concentra sulle evoluzioni in termini di performance, quasi dimenticandoci quanto siano importanti i fattori tecnici legati alla sicurezza.
Se penso a come era la prima auto con cui ho debuttato nel 1987, sulla sicurezza delle vetture e dei piloti in pochi anni si sono fatti passi da gigante. Basti confrontarla con la mia 208 T16 con cui corro oggi. Per alcuni aspetti, non mi sembra nemmeno di praticare lo stesso sport!
Questa sensazione mi torna evidente ogni qualvolta mi metto al volante di una storica da competizione. Pirelli, nostro storico partner, qualche anno fa mi ha permesso di partecipare ad una prova storica del Rally di Sanremo: in quell’occasione mi sono rimesso al volante di alcune glorie del motorismo sportivo, dalla Lancia Stratos fino ad arrivare alla nostra Peugeot 207 Super 2000. Quella volta, passando da un’auto all’altra, da una generazione all’altra, mi sono reso conto quanti passi abbia compiuto la tecnologia in ambito sicurezza.
Se pensiamo al semplice rollbar, le “gabbie” attuali sono molto più fitte ed il diametro dei tubi che lo compongono è nettamente più grosso se paragonato ai modelli di fine anni settanta, inizi anni ottanta. Quello dei rolbar è un esempio, ma il discorso lo si potrebbe estendere anche a tanti altri aspetti; uno di questi è l’impianto frenante, oggi incredibilmente più efficace e resistente, sicuramente anche grazie ai nuovi materiali utilizzati, ma anche le superfici vetrate: i finestrini attuali di pilota e navigatore non sono più in vetro ma di plastica, fissi e non discendenti, questo per consentire il riempimento delle portiere per una maggiore protezione in caso di urto. Questa è l’evoluzione tecnica e regolamentare della FIA, per cui sono gli stessi Costruttori a farsi carico dei costi di queste migliorie. Quello su cui mi interessa porre l’attenzione su quegli aspetti in cui il pilota ha diretta influenza.
Ancora prima di accendere il motore è necessario che ognuno compia quei piccoli gesti che, in caso di incidente, ne possano attutire la portata. Sembrerà forse banale, ma spesso, per la fretta, non si dedica la giusta attenzione ad alcuni elementi. Casco, sedile, cinture, collare.. Sono quattro elementi molto importanti per la nostra sicurezza.
Il sedile, idealmente su misura, è un vero alleato della nostra colonna vertebrale in caso di incidente; più la schiena è ancorata in maniera ottimale, meglio lavorano le altre protezioni (cinture, casco e collare hans). Il sedile dev’essere perfettamente regolato affinché si integri alla perfezione con le cinture. Queste ultime devono essere sistemate in maniera tale da garantire le giuste angolazioni così da far lavorare al meglio il collare. Il collare hans è stato introdotto a metà degli anni duemila ed è di vitale importanza negli urti sia frontali che laterali perché riduce l’estensione del collo in presenza di forti decelerazioni. Di questo collare ne esistono varie dimensioni e con differenti angolazioni rispetto al giogo e per questo motivo deve essere scelto in funzione della disciplina motoristica praticata e della tipologia di vettura. Infine il casco; quando lo si sceglie, deve avere un’ottima calzata, né stretto né largo, ma ben aderente con il doppio scopo di proteggere che di isolare al meglio l’audio e quindi la comunicazione tra pilota e navigatore. Il casco dev’essere periodicamente revisionato, sia l’interno che la calotta. Sedile, casco, cinture, collare hans sono strettamente connessi tra di loro e le attenzioni nella scelta e nell’uso sono importantissime.
La sicurezza nelle corse, oltre che passare attraverso organizzazioni di gara ed auto più sicure, passa anche e soprattutto da questi particolari e non bisogna mai dimenticarselo.”