“In ogni favola c’è un inizio e una fine e ora non apprezzo più quello che faccio“, queste le prime parole di Marco Melandri, protagonista oggi pomeriggio di una conferenza stampa in cui ha annunciato il definitivo ritiro dalle corse. Una notizia che, in veste di voce di corridoio, si sentiva sempre più spesso nel paddock del Mondiale SBK 2019, e che oggi è arrivata a concretizzarsi. Attualmente impegnato nel Campionato delle Derivate dalla Serie con il team Yamaha GRT, il pilota di Ravenna appenderà quindi il casco al chiodo alla fine della stagione, lasciando un ambiente in cui ha gareggiato per oltre 20 anni.
L’annuncio del suo ritiro è arrivato dopo il ritorno in sella nel 2017, quando è stato ingaggiato dal team Aruba.it Racing – Ducati al fine di fare coppia con il britannico Chaz Davies: l’obiettivo era portare al successo la bicilindrica Panigale R, ma la supremazia di Jonathan Rea e della Kawasaki ha concesso a Melandri di raggiungere solamente il quarto posto alla fine della stagione. Il 2018 è stato ancora più avaro di risultati, nonostante la doppietta nel round d’esordio di Phillip Island, e questo l’ha convinto ad accettare la nuova sfida del team Yamaha GRT per il 2019. Il ritorno in sella alla già conosciuta R1, con cui aveva corso al suo debutto tra le Derivate dalla Serie nel 2011, non ha portato grandi miglioramenti: solo tre volte a podio, tanti piazzamenti ma anche tante difficoltà, in particolare nei round di Assen, di Imola e di Donington. Sulla pista britannica Melandri è stato addirittura doppiato da Rea in Gara 1, quando nelle passate stagioni combatteva con lui per il Mondiale: un affronto che è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che l’ha convinto a dire basta con le corse.
Una scelta particolarmente difficile da prende per Marco, ma della quale sembra che non nutra nessun ripensamento. “Ho corso per oltre vent’anni, molto più di quanto avrei potuto sognare. Nelle ultime stagioni, però, ho sofferto davvero tanto, perchè sono stato costretto a ripartire ogni volta da zero. Questo mi ha consumato, per cui non credo che avrei la forza di fare altrettanto l’anno prossimo. La decisione di ritirarmi si è manifestata più volte in questa stagione: prima a Misano e poi a Donington. Ecco, lì ho capito che qualcosa non funzionava più: per anni ho fatto sempre la stessa vita, allenarmi per poi pensare alle gare, e questo comincia a pesarmi. Mi piace lo sport, ma d’ora in poi lo voglio fare per divertimento“.
Insomma, dopo aver corso ad alto livello prima nel Motomondiale, dove ha conquistato il Titolo della classe 250 con l’Aprilia e ha militato nella classe regina diventando vice-Campione nel 2005 con la Honda, e poi in Superbike, Marco Melandri è intenzionato a vivere il motociclismo in un’ottica completamente nuova. Un’ipotesi sarebbe quella di “correre in un Campionato di contorno, con meno stress“, ma anche “fare il collaudatore e aiutare una squadra a risolvere i loro problemi“. Due idee possibili per il suo futuro, che potrebbero essere il lieto fine ad una carriera vissuta da protagonista: in sella dal 1997, Marco Melandri può vantare un palmares di tutto rispetto, pari a 215 Gran Premi disputati nel Motomondiale dove ha conquistato un Titolo iridato, 22 vittorie, 62 podi e 9 pole position. In Superbike, invece, non è mai riuscito a togliersi la soddisfazione di arrivare davanti a tutti a fine stagione, disputando complessivamente 182 gare delle quali 22 vinte e 75 terminate a podio.
“Ho iniziato a seguire Marco come manager nel 2005, anno in cui riuscì ad arrivare secondo nel Mondiale MotoGP. Una fantastica esperienza ricca di gioie, ma anche di difficoltà. Marco è una persona molto intelligente ed estremamente sensibile. Ci siamo sempre intesi solo guardandoci negli occhi. Il suo ritiro non è un avvenimento triste, perchè oggi si festeggia la carriera di un pilota che ha segnato la storia del motociclismo italiano“.