SBK 2019, Phillip Island: dopo le polemiche delle scorse settimane, qualcuno poteva immaginare che il potenziale della nuova Panigale V4R fosse decisamente elevato, ma un debutto così, con un clamoroso tre su tre, oltretutto con distacchi inflitti al secondo piazzato nell’ordine dei 15-20 secondi, in pochi se lo sarebbero aspettati. Ma facciamo un po’ di ordine, affrontando prima dei risultati il tema dei regolamenti.
Superbike significa moto derivate dalla serie, a differenza della MotoGP, in cui corrono dei prototipi sviluppati solo per correre. Negli anni i regolamenti hanno giocato su aspetti che potevano essere modificati, altri che devono invece essere rigorosamente identici tra le moto vendute al pubblico e quelle che partecipano alle gare.
Pochi giorni fa la polemica è salita proprio sul regime massimo di rotazione dei motori delle varie moto iscritte al mondiale 2019 (tutte, non solo quelle dei piloti dei team ufficiali), con la V4R che, grazie ai dati dichiarati dal modello a listino, può sfiorare la soglia dei 16.500 giri, mentre le rivali si fermano parecchio più in basso.
Kawasaki, ad esempio a 14.729 giri. Questo deriva principalmente dal fatto che nei regolamenti non ci siano limitazioni di sorta sul livello tecnico e sul prezzo della moto da cui quelle da SBK derivano. Proprio il campione del mondo Jonathan Rea, probabilmente frustrato dal gap visto in gara questo week end, si è lamentato del fatto che la sua Kawasaki costi di listino circa la metà di una V4R, che di fatto è una moto da competizione con la targa, mentre la sua Ninja ZX-10RR è qualcosa di più simile ad una Ducati Panigale V4 “standard”.
In seconda battuta, il regolamento consente, dalla scorsa stagione, di penalizzare una moto che abbia un vantaggio troppo importante (valutazione fatta in base ai risultati delle ultime gare), togliendo giri al motore. Un regolamento discusso e poco comprensibile forse al grande pubblico, ma un sistema, quello del “balance of performance”, già visto in altre formule motoristiche.
Il secondo classifica delle tre gare australiane, nonché campione in carica, Jonathan Rea, esce da stagioni in cui sembrava fare “un altro sport”, con gli altri costretti a gareggiare per il secondo posto. Dopo la prima tappa 2019 sembra che sia decisamente più umano, al cospetto di un pilota che gira su tempi molto più veloci dei suoi.
In realtà Phillip Island è una gara anomala e occorrerà attendere le prossime tappe, per capire meglio le sorti del campionato, ma pare evidente che per il pilota Kawasaki il 2019 sarà più tosto degli anni scorsi. Primo per le potenzialità della V4R nelle mani di un pilota, Alvaro Bautista, che in MotoGP poteva vincere, lo ha dimostrato, se tutti i tasselli fossero andati nel posto giusto.
In secondo luogo il nuovo compagno di squadra in KRT, Leon Haslam, sembra potergli dare ben più fastidio di quelli del passato, ostacolando il suo cammino verso la riconquista del titolo.
A giudicare dalle gare, con Bautista che ha conquistato la prima manche con quasi 15 secondi sugli avversari, mentre nella seconda poteva arrivare a quasi 20 (ha chiuso il suo ultimo giro rallentando per i festeggiamenti), la Ducati sembrerebbe di un altro livello. In realtà le altre moto della casa di Borgo Panigale sono sempre state in difficoltà, a testimoniare il fatto che il potenziale ci sia, ma che sia difficile da gestire.
Pensate che la seconda miglior V4R è stata quella di Chaz Davies, capace di un settimo posto nella seconda manche, come miglior piazzamento. Allora forse la verità la scopriremo più avanti, soprattutto capiremo quanto di quello visto in Australia sia merito della moto, quanto del pilota, che pare essere di “un altro pianeta”, lasciando intendere che il livello della SBK attuale sia lontano dalla MotoGP.
Alvaro Bautista vincendo tre gare su tre al debutto ha infatti ottenuto un record (anche se è il primo anno con la Superpole Race tra le due manche del sabato e della domenica), facendo credere che il suo livello sia un altro rispetto ai piloti della SBK. La prossima gara sarà però diversa, su un tracciato a lui nuovo e, siamo quasi sicuri, non potrà ripetere l’exploit con questi distacchi inflitti a tutti gli altri piloti.
Oltre allo strapotere V4R-Bautista, Phillip Island ci ha regalato un inizio di stagione in cui tutti gli altri sono molto vicini, Honda a parte. I due piloti Kawasaki hanno infatti battagliato non solo tra di loro, ma anche con le Yamaha, compresa quella di un rinato Marco Melandri, mentre la nuova BMW S1000RR è già piuttosto vicina ai tempi delle moto di vertice, lasciando intravedere un ottimo potenziale.
Quanto alle classifiche, Bautista con i tre successi balza al comando della classifica con 62 punti (25 per le due manches, 12 per la Superpole Race), ottenendone 13 di vantaggio sul rivale nordirlandese.